Nonostante molti siano convinti del contrario, l’Aids non costituisce la principale minaccia per la salute in Africa.

Questo, almeno, è quanto sostengono i dissidenti, convinti che il numero di malati di Aids nel continente africano sia di gran lunga inferiore a quello dei malati di tubercolosi e malaria. Le cifre in loro possesso dimostrerebbero, infatti, che il 99,5% degli africani non ha l’Aids e che il 97% dei sieropositivi non ha contratto la malattia.

Il Dott. David Rasnick, capofila di questa corrente, afferma: “Se si smettesse di usare il test HIV l’epidemia africana di AIDS scomparirebbe”. I casi registrati negli ultimi anni sono 299.078, in Africa vivono 70 mila persone e all’anno per malaria, muoiono circa 10 milioni di persone.

Va detto che, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, in Africa l’Aids può essere diagnosticato sulla base di appena quattro sintomi clinici: febbre, perdita di oltre il 10% del peso nel giro di due mesi, diarrea e tosse.

Tali sintomi sono identici a quelli di altre patologie che da sempre imperversano nel continente come conseguenza della povertà. Si aggiunga il test Hiv, che risulta positivo in presenza di tali patologie, e il gioco è fatto: chi prima moriva di tubercolosi o di malaria ora muore di Aids.

Dunque la vera epidemia, dicono i dissidenti, è quella di menzogne.