Cos’è

Molto comune, soprattutto nella popolazione giovanile, la clamidia si diffonde con i rapporti sessuali di qualsiasi tipo (vaginali, orali, anali) e da madre a figlio attraverso il parto.

È provocata da un batterio noto come Chlamydia Trachomatis, che infetta la cervice nelle donne e l’uretra negli uomini. Non a caso, per la diagnosi è necessario un prelievo dalla cervice uterina o dall’uretra, con successivo esame al microscopio alla ricerca del germe. Ma anche un’analisi delle urine può servire a identificare la malattia.

Come si manifesta

Il periodo di incubazione dura dieci-quindici giorni e, molto spesso, non è seguito da manifestazioni evidenti della malattia. L’assenza di sintomi riguarda circa il 50% degli uomini e addirittura il 75% delle donne infette. Negli altri casi gli uomini accusano perdite biancastre dall’uretra, prurito, bruciore durante la minzione e, più raramente, infiammazioni e gonfiore ai testicoli, mentre le donne si ritrovano alle prese con senso di irritazione e secrezioni anomale.

L’infezione si espande poi alle tube (talvolta anche al retto), generando dolori al basso ventre e alla schiena, nausea, febbre, perdite di sangue al di fuori del ciclo mestruale. Sempre nelle donne la mancanza di un trattamento tempestivo conduce, la metà delle volte, alla malattia infiammatoria pelvica (Pid), già citata a proposito della gonorrea. Per di più, nelle donne affette da clamidia il rischio di contrarre il virus Hiv è cinque volte maggiore. Gli uomini, invece, non subiscono danni permanenti, anche se uno studio recentemente pubblicato da un’equipe svedese sostiene l’esistenza di una correlazione tra clamidia e sterilità maschile.

È possibile, però, che l’infezione interessi l’epididimo (un condotto che avvolge i testicoli), provocando febbre, dolore e, in qualche caso, infertilità. In entrambi i sessi, inoltre, vi è una piccola probabilità di contrarre una seria forma di artrite, accompagnata da lesioni epidermiche e infiammazione agli occhi e all’uretra. Tale condizione è definita sindrome di Reiter. Se trasmessa con un rapporto anale, la clamidia può infettare il retto e originare dolori, perdite e sanguinamenti. Se trasmessa con un rapporto orale, può infettare la gola.

Infine, se trasmessa da madre a figlio attraverso il parto, può determinare un’infiammazione agli occhi e all’apparato respiratorio del bambino. Non a caso è una delle principali cause di congiuntivite e di polmonite tra i neonati.

Come si cura

Data la sua natura batterica, la clamidia va curata con antibiotici, solitamente da assumere per bocca.

Oltre al soggetto interessato, anche i partner dovrebbero sottoporsi agli esami che rivelano la presenza del germe e all’eventuale trattamento medico. Le persone infette farebbero bene, poi, ad astenersi da qualsiasi attività sessuale e a eseguire un nuovo test tre-quattro mesi dopo la terapia.

L’alta probabilità di conseguenze silenti dell’infezione suggerisce il ricorso a una prassi preventiva con screening annuale per tutte le donne sessualmente attive sotto i 25 anni, per quelle più grandi che cambino spesso compagno e per quelle in stato di gravidanza.