In questi giorni l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, dovrebbe pronunciarsi sulle modalità di impiego dell’ulipristal acetato, la Pillola dei 5 giorni.

«L’Aifa si allinei a quanto raccomandato da tutte le altre agenzie regolatori internazionali che non subordinano la prescrizione dell’Ulipristal acetato, la cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo” all’esecuzione del test ematico per escludere una gravidanza in corso, se non in caso di dubbio del medico».

È questo l’appello che la Società italiana della contraccezione (Sic) e la Società medica italiana per la contraccezione (Smic), con il supporto della Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia) rivolgono all’Agenzia italiana del farmaco, che tra il 13 e il 14 settembre prossimi si pronuncerà sulle modalità di impiego dell’ulipristal acetato. La decisione arriverà dopo il parere del Consiglio superiore di sanità secondo il quale il farmaco possa essere «utilizzato come contraccettivo di emergenza, fermo restando l’esclusione di una gravidanza in atto prima della somministrazione».

Il test ematico di gravidanza per tutte le donne – sottolineano invece le società scientifiche nel corso di una conferenza stampa oggi a Roma – è ingiustificato dal punto di vista clinico, poiché la diagnosi di stato di gravidanza compete al medico. Inoltre rappresenterebbe un rischio concreto di inaccessibilità, o comunque di difficoltà e ritardo nell’accesso al farmaco. Tant’è che la sua obbligatorietà non è inserita nelle caratteristiche di prodotto dalle agenzie regolatorie europee e internazionali.

La Società scientifiche, peraltro, hanno accolto favorevolmente la chiarezza con la quale il Css ha puntualizzato che l’ulipristal acetato è un contraccettivo d’emergenza e non un abortigeno, ma esprimono preoccupazione per le possibilità che la sua somministrazione sia subordinata all’esecuzione del test ematico di Beta HCG.

«L’utilizzo del test ematico di gravidanza per prescrivere la pillola dei cinque giorni dopo non solo è inutile – avverte Gian Benedetto Melis, direttore della Clinica ostetrica dell’Università di Cagliari e membro del gruppo di lavoro per la contraccezione d’emergenza della Sigo – ma da un punto di vista scientifico può essere considerato anche come un errore. Innanzitutto perché è compito del medico, quando prescrive una terapia che può influire sulla gravidanza, escludere che questa sia in corso: può essere accertato attraverso un esame anamnestico accurato. Infatti, se l’ultima mestruazione è avvenuta entro le quattro settimane precedenti è già implicita l’assenza di gravidanza. Entro questo periodo non ha quindi alcun senso effettuare accertamenti biochimici ematici. Ed anche se la mestruazione risale a più di quattro settimane e la paziente ha quindi un ritardo mestruale – aggiunge – basta effettuare un semplice test di gravidanza sulle urine».

«Da un punto di vista farmacologico – spiega poi Emilio Arisi, presidente della Smic – l’Ulipristal acetato non va assolutamente confuso con i cosiddetti farmaci abortigeni». In sostanza, precisa Arisi, questo farmaco ritarda il meccanismo della ovulazione di alcuni giorni, facendo in modo che gli spermatozoi del rapporto a rischio non siano più in grado di fecondare un ovulo. E se anche venisse assunto nella remota ipotesi che la gravidanza sia in atto non avrebbe alcun effetto proprio perchè agisce esclusivamente per ritardare l’ovulazione.

Piuttosto «avere a disposizione questo strumento – sottolinea da parte sua Salvatore Dessole, direttore della Clinica ostetrica dell’Università di Sassari e membro consiglio direttivo Sigo – porterebbe a una ulteriore riduzione degli aborti per gravidanze indesiderate. Gli ultimi dati Istat ci dicono che nel 2009 ci sono stati oltre 118 mila aborti. A questi bisogna aggiungere almeno 15 mila aborti clandestini che si verificano soprattutto nel Centro-Sud. È vero che l’Italia non è tra i Paesi con i tassi di aborto più elevati, ma ridurre ulteriormente questi valori sarebbe una conquista».

«La contraccezione d’emergenza si definisce come “metodica contraccettiva” perchè – precisa Carmine Nappi, presidente della Sic – può solo prevenire e non interrompere una gravidanza già in atto; il suo meccanismo d’azione principale è quello di bloccare o dilazionare l’ovulazione». Si tratta quindi di una pratica preventiva la cui efficacia dipende in gran parte dalla tempestività con cui avviene la somministrazione. «Infatti, tutte le agenzie sanitarie internazionali – aggiunge Nappi – sono concordi nel ritenere che la contraccezione d’emergenza sia inefficace una volta che sia avvenuta l’ovulazione ed escludono che la contraccezione d’emergenza abbia effetti negativi su di una gravidanza già instaurata».

In conclusione gli specialisti esprimono «viva preoccupazione per l’eventuale anomalia dell’introduzione di questa limitazione all’accesso al farmaco, non presente in nessun altro Paese. Una limitazione che rischia di penalizzare in primis le donne che potrebbero dover sottoporsi, per norma obbligatoria, a un test invasivo e spesso non necessario, che non sempre può essere realizzato in tempi rapidi. Questo di fatto comporterebbe – concludono – una inutile barriera alla possibilità di usufruire di una efficiente contraccezione di emergenza».

Tratto da http://www.focussalute.it/

Tutti questi ritardi dovrebbero far pensare e riflettere…