In questi giorni si fa tanto parlare in Italia della possibilità di poter aumentare l’Iva sui prodotti. Ovviamente tale notizia sta destando molte polemiche perché il rischio è quello di far diminuire drasticamente i consumi. Questa notizia ha destato l’attenzione di MrComodo: la domanda nasce spontanea ma perché l’Iva sui preservativi venduti in Italia è maggiore rispetto a quelli venduti in quasi tutta Europa? Inoltre, per i preservativi venduti in farmacia è applicata l’iva al 20% mentre per tutti i medicinali è del 10%. Probabilmente, comparare i preservativi ai farmaci è un po forzato però quest’Iva così alta qualche quesito lo solleva.

Molti pensano che alla base di questo ci sia una netta pressione della Chiesa sul costo di questo articolo cosidetto “da banco”, che ogni anno fa rastrellare alle case produttrici cifre ragguardevoli. Da sempre, la Chiesa nega in maniera assoluta l’utilizzo di sistemi di controllo delle nascite che non siano quelli “naturali”. Il preservativo è considerato come “innaturale”. Per quanto la Chiesa si sia sviluppata e sia evoluta, al punto da creare persino applicazioni per l’Iphone, certe idee sono davvero dure a morire. Eppure, da decenni, il preservativo è l’unico modo per tentare di evitare contagi da malattie a trasmissione sessuale, come l’Aids. Ma niente: la Chiesa tiene duro. Anche a costo di fare ammalare milioni di persone. Anche a costo, di “consigliare” un costo non proprio popolare, di modo che le persone, spesso, si trovino a dover rinunciare al pacchettino di preservativi, visto che in molti casi il suo acquisto rappresenta una spesa “di lusso” in tempi di crisi… In Europa il costo dei preservativi non solo non subisce le stesse alterazioni di prezzo come da noi per una aliquota maggiore ma anzi, il prezzo è molto più basso e viene spesso ribassato e reso “popolare” proprio in virtù di programmi di prevenzione sessuale.

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