La pillola svela un «effetto collaterale» tutt’altro che gradevole. Secondo una ricerca appena pubblicata dalla rivista Arthritis and Rheumatism, il contraccettivo orale aumenta il rischio di ammalarsi di lupus eritematoso sistemico, una patologia autoimmune che ha una spiccata predilezione per il gentil sesso: l’incidenza dopo la pubertà è nove volte più alta nelle donne rispetto agli uomini, e l’uso della pillola pare peggiorare ulteriormente il quadro di rischio nel sesso femminile.

AMPIO STUDIO – I nuovi dati arrivano da una ricerca molto ampia, condotta da un gruppo di epidemiologi canadesi della McGill University di Montreal. Samy Suissa e i suoi collaboratori hanno infatti raccolto i dati di oltre un milione e settecentomila donne fra i 18 e i 45 anni, attingendo a un database di medicina generale del Regno Unito che annovera ben 6 milioni di pazienti. Durante gli otto anni di osservazione a 768 partecipanti è stato diagnosticato il lupus: i ricercatori perciò le hanno analizzate con attenzione, mettendo a confronto ciascuna con altre 10 donne che non avevano ricevuto la diagnosi. Chiaro il risultato: il rischio di ammalarsi di lupus era più alto in coloro che facevano uso della pillola: saliva di una volta e mezzo in chi la stava usando al momento della diagnosi, ancora di più fra coloro che avevano iniziato a prendere la pillola da meno di tre mesi (in questo casi il rischio è risultato di due volte e mezzo più elevato rispetto alle donne che non prendevano il contraccettivo). Le pillole meno pericolose? Quelle di terza generazione, e comunque tutte quelle con bassi contenuti di estrogeni.

ESTROGENI – Sono proprio gli estrogeni, infatti, i responsabili dell’associazione fra pillola e lupus: questi ormoni infatti modulano la risposta immune e possono avere un ruolo nella rottura della tolleranza immunitaria alla base della malattia. Non a caso il pericolo si fa sentire all’inizio dell’assunzione del contraccettivo: «C’è un effetto acuto degli estrogeni nelle donne che già sono suscettibili e predisposte a sviluppare il lupus», spiega Suissa. In pratica, la pillola fa scoppiare” la malattia in coloro che già sono molto a rischio di ammalarsi, ad esempio per motivi genetici. L’effetto degli ormoni pare dose-dipendente, ovvero si fa più marcato al crescere della dose di estrogeni contenuta nella pillola: è per questo, probabilmente, che le pillole di terza generazione sembrano sicure. «Questo risultato però non deve stupire – commenta Roberto Cattaneo, direttore dell’Unità di Reumatologia e Immunologia Clinica degli Spedali Riuniti-Università di Brescia -. Sappiamo da tempo che la pillola contraccettiva peggiora e scatena i sintomi del lupus in chi già soffre della malattia, tanto che alle pazienti consigliamo altre forme di contraccezione e comunque evitiamo sempre l’impiego delle pillole di prima generazione. Il dato canadese conferma tutto ciò su una casistica molto ampia, indicando che gli ormoni possono far “esplodere” il lupus in chi ancora non ne soffre». In pratica schiacciano il grilletto, ma la pistola è comunque già carica. Ma sono pericolosi anche gli estrogeni della terapia sostitutiva? «Dagli studi disponibili finora sembra proprio di no: la terapia ormonale sostitutiva infatti è ben tollerata anche da chi già soffre di lupus», conclude Cattaneo.