La giuria dell’ottavo Docúpolis – Festival internazionale del documentario di Barcellona ha consegnato il premio per la migliore opera prima al documentario svizzero La reina del Condón, di Silvana Ceschi e Reto Stamm, che ha cosi ottenuto un aiuto alla diffusione attraverso la società spagnola di vendite internazionali Ermedia.

Prodotto da Dschoint Ventschr (Zurigo) e dalla società irlandese Soilsiú Films, La reina del Condón racconta la storia di Monika Krause, che dalla Germania dell’est si trasferisce a Cuba dopo la rivoluzione. Qui diventerà responsabile ufficiale dell’educazione sessuale delle donne e, rompendo i tabù di un paese in cui regna il maschilismo, verrà chiamata la “regina dei preservativi”.

La trama

Siamo negli anni ’60 in Germania , dove una giovane studentessa vogliosa di portare avanti gli ideali della rivoluzione messa in moto dal leader cubano incontra e s’innamora di un capitano delle nuove flotte navali cubane. Decide così di lasciare parenti, amici e università per trasferirsi a Cuba, seguendo quello che credeva essere l’amore della sua vita; ma una volta lì la giovane donna si accorge che in realtà quel paese così aperto nascondeva limiti e tabù sui quali non si poteva più tacere.
Attraverso amicizie giuste si avvicina a Vilma Castro, moglie di Rafael, che rappresenta la voce delle donne cubane e unica espressione all’interno di una società estremamente maschilista. È così che, all’interno della rivoluzione di Castro, una donna straniera avvia un processo di divulgazione dell’ educazione sessuale e di quella che venne definita la cultura del preservativo, attraverso programmi di radio nazionali, reti televisive, libri illustrati e incontri nelle scuole in cui si approccia con i ragazzi rispondendo alle loro domande, a volte con dimostrazioni molto particolari, perdendo però il controllo della sua famiglia.
Perché ben presto le cose si complicano, nel rapporto coniugale sorgono le prime crisi e arrivano anche le minacce di coloro che non gradiscono più la presenza di Monika tanto che, dopo trent’anni, la donna è costretta ad abbandonare Cuba con i suoi due figli e a non farci più ritorno. La famiglia si divide definitivamente per tante ragioni e i due giovani innamorati prendono strade completamente diverse cominciando nuove vite nei loro paesi d’origine, ma come racconta la stessa Monika, «quelli furono gli anni più intensi e ricchi della mia vita».
Girato per metà in Germania e per l’altra a Cuba, questo documentario diretto a quattro mani da Silvana Ceschi e Reto Stamm racconta, attraverso le testimonianze dei quattro protagonisti Monika Krause-Fuchs, dei suoi due figli Dictys Jimenez Krause, Daniel Jimenez Krause e del capitano Jesus Jimenez Escobar, la storia difficile di un amore e di una famiglia che si ritrova al centro di una rivoluzione sessuale e che ne paga, alla fine, tutte le conseguenze. Intervallato a volte con immagini presi dai vecchi archivi delle televisioni cubane (molto difficili da rintracciare, a detta dei registi), il film in soli 76 minuti descrive dettagliatamente le varie fasi della vicenda attraversate dalla donna e dalla sua famiglia, cambiando il punto di vista a seconda della voce narrante.
Interessante partecipazione attiva degli stessi protagonisti che sorridendo e commovendosi al pensiero dei vecchi ricordi, portano i due registi nel loro intimo, confessando cose forse mai dette, sbagli mai riparati e dimostrandosi, come nel caso dei due figli, anche ottime guide in un paese disponibile , ma difficile da conoscere dall’interno. Prodotto con un budget limitato, questo film-documentario ci porta alla scoperta di una Cuba inaspettata descritta da persone implicate nella storia, a volte anche da cittadini cubani, semplici passanti o comunque da tutti coloro che ricordano ancora oggi il volto e la voce di una donna che li guidò alla scoperta del sesso.