Orgasmo sì, orgasmo no. L’apice del piacere femminile è da sempre uno degli oggetti di studio più gettonati e soprattutto ancora da scoprire completamente. Oggi dall’America arriva una nuova teoria.

‘Vengo anch’io’ – Un orgasmo per la scienza. Appare un titolo di uno spot pubblicitario ma è un fatto recentemente accaduto. Nel dicembre scorso, la modella e attrice britannica Cara Delevingne ha donato un suo orgasmo alla scienza, masturbandosi in una stanza d’ospedale per 15 minuti, lo scopo è stato quello di permettere ai ricercatori di testare il sangue prima e dopo l’acme dell’eccitamento sessuale e analizzare il mutamento della chimica del corpo, prima e durante.

Di orgasmo femminile ci parla Ilaria Consolo, vicepresidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica di Roma, «l’orgasmo consiste in un riflesso del sistema nervoso autonomo in risposta a stimolazioni generalmente fisiche, in particolare genitali, che può essere facilitato o inibito dall’attività mentale e quindi da pensieri, fantasie e sentimenti»

Orgasmo femminile: Le origini degli studi sull’apice del piacere femminile

Nei secoli scorsi, il piacere femminile ha avuto un ruolo marginale, Elena Micheli, Psicoterapeuta presso l’Istituto IPSICO di Firenze ci ricorda che, nelle epoche passate, la donna stessa era considerata complicata, minacciosa, vergognosa, incontenibile, demoniaca (alcune volte); ed ancora: infantile, repressa, gerarchicamente inferiore rispetto all’uomo.

orgasmo e ricerca scientifica

È solo con l’arrivo di Virginia Johnson che la concezione di “orgasmo femminile” si evolve in senso moderno. La sessuologa statunitense, nata nel 1925 e morta nel 2013, che affianco al collega e marito William Masters iniziò a studiare l’orgasmo femminile in maniera più scientifica, ponendo le basi per la “rivoluzione sessuale” che si diffuse in Occidente a partire dal 1960. Johnson e Masters portarono la questione del piacere sessuale dentro le mura dei loro laboratori ed utilizzarono diversi strumenti tecnologici dell’epoca, per misurare i cambiamenti fisiologici durante l’orgasmo. Le persone prese in esame furono circa 10mila, tra uomini e donne di fasce d’età diverse (dai 18 agli 89 anni), in loro si analizzò la fase del coito legato alla masturbazione. E mentre raggiungevano l’apice del piacere, veniva utilizzato un poligrafo per tracciare i mutamenti dei loro parametri vitali come battito cardiaco e attività cerebrale.

In questi studi, la Johnson rivelò a tutti l’enorme scoperta che il piacere femminile rimaneva meno evidente di quello maschile ma pur sempre imponente, poiché frutto della combinazione di diversi fattori: contrazioni muscolari e rilascio di ormoni.

Altri studi sull’orgasmo femminile

Si tratta di una ricerca condotta dagli studiosi dell’Università di Yale e del Cincinnati Children’s Hospital e pubblicata sulla rivista scientifica Jez-Molecular and Developmental Evolution, quello che le donne provano facendo l’amore sarebbe solo un residuo dell’evoluzione, nato per stimolare l’ovulazione.

La ricerca arriva dopo un’attenta analisi dell’anatomia del corpo femminile e del comportamento dei mammiferi placentari, quindi anche animali come cavallo o gatto prima ancora del corpo della donna. In tutti i casi è emerso che a caratterizzare l’orgasmo è l’aumento di due ormoni specifici: la prolattina e l’ossitocina.

I primi a provare l’orgasmo sono stati i mammiferi primitivi, ma col passare degli anni il corpo femminile ha subito una piccola rivoluzione anatomica che ha cambiato l’ovulazione nella donna rendendola ciclica e spontanea.

Questo avrebbe anche portato a uno spostamento del clitoride, che nella donna è uno degli elementi principali che le permettere di godere del massimo piacere. Il cambiamento anatomico avrebbe portato il clitoride un po’ più lontano rispetto al canale sessuale femminile, complicando il raggiungimento dell’orgasmo. E’ questa la novità scoperta che dovrebbe spiegare come mai non sempre e non tutte le donne riescono a provare un orgasmo. Lo dice Mihaela Pavliev, ricercatrice dell’ospedale pediatrico di Cincinnati. Un’altra ricerca sul tema spiega che in America il 15% delle donne non raggiunge l’orgasmo, mentre altre lo simulano.

Un altro studio condotto dall’Università dell’Indiana, dalla Chapman University e dalla Claremont Graduate University effettuato su 52mila persone americane, ha rivelato invece che le donne eterosessuali sarebbero quelle meno propense ad avere orgasmi. La percentuale è del 65% durante rapporti sessuali con un partner del sesso opposto, contro il 66% delle donne bisessuali, l’86% delle donne lesbiche, l’88% degli uomini bisessuali, l’89% di uomini gay e il 95% degli uomini eterosessuali.

Questi risultati potrebbero essere legati al fatto che la scienza dei secoli passati è stata “un’affare” guidato esclusivamente dagli uomini. Quindi, riguardo al piacere sessuale tutto è apparso chiaro fin da subito: il piacere è correlato all’eiaculazione, parte indispensabile per il concepimento. Se un uomo gode è portato a “venire” più spesso, mentre invece una donna non necessita di un orgasmo per rimanere incinta.

Decine di teorie nella storia della ricerca scientifica hanno provato a spiegare la funzione dell’orgasmo che, secondo i più, servirebbe a incrementare nella donna la possibilità di riprodursi, mentre altri esperti ritengono che l’orgasmo avviene per necessità di trovare il massimo feeling sessuale e quindi anche l’uomo giusto.
Rimane ancora aperta la questione sulle origini dell’orgasmo femminile. Asja Tilotta, esperta in educazione sessuale e divulgatrice social spiega brevemente come:

«la presenza di maggiori studi sull’apice del piacere femminile, potrebbe contribuire a migliorare alcune patologie che hanno alla base delle contratture del pavimento pelvico e delle cosiddette malattie invisibili, come Endometriosi, Vulvodinia e Neuropatia del pudendo».