Milano: i corsi di educazione sessuale sono stati cancellati perché «troppo espliciti» su alcuni argomenti. L’ex ministro della Sanità, Livia Turco,  prepara una interrogazione parlamentare e chiede all’assessore regionale lombardo di tornare sui propri passi.

«Quando ho letto questa storia sono rimasta di stucco, farò un’interrogazione parlamentare, chiederò spiegazioni. E rivolgo un appello all’assessore regionale lombardo perché torni sui suoi passi». È incredulo il tono di Livia Turco, deputato democratico, ex ministro alla Salute, di fronte alle notizie che vengono dalla Asl milanese.

I corsi di educazione sessuale sono stati cancellati perché «troppo espliciti» su alcuni argomenti, come l’uso dei preservativi.
«Sconcertante. Il compito delle Asl è proprio quello di promuovere l’educazione sanitaria e quindi anche sessuale nelle scuole. È stata una delle cose importanti che abbiamo fatto come ministero. Il progetto prevedeva attività educative per promozione della salute, dalla prevenzione degli abusi di sostanze e del cibo, fino all’educazione alla sessualità».

Ci sono state altre regioni dove questi corsi hanno suscitato polemiche?
«No, è la prima volta che sento una cosa del genere. Anzi, di solito il problema è opposto. Si vorrebbe aumentare queste iniziative e non sempre si riesce ad arrivare dappertutto con i progetti».

Pare che l’indicazione arrivata dalla Regione sia stata quella di riservare l’educazione sessuale agli insegnanti e ai genitori, che a loro volta hanno il compito di trasmettere le nozioni ai ragazzi.
«Quanto di più sbagliato. Questi corsi sono stati pensati in collaborazione con i medici dei consultori e delle Asl proprio perché su questi temi serve la competenza specifica dei professionisti del settore, i medici. Gli insegnanti non possono essere dei tuttologi».
Per parlare di certi argomenti, però, bisogna anche essere in confidenza, non trova?
«Non condivido affatto questa impostazione sulla delega alla famiglia: è vero che c’è aspetto educativo che compete ai genitori e alla scuola. Come madre so quanto è importante sostenere i nostri ragazzi nella relazione e nei valori. Ma poi c’è anche un aspetto pratico, sui diversi sistemi di contraccezione e sulla struttura del corpo umano, che i medici dei consultori conoscono meglio».

Non si rischia di ridurre tutto a un insegnamento tecnicistico slegato dai valori relazionali?
«Per niente. Chi lavora nei consultori famigliari, secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale alla sanità, è attento prima di tutto al benessere psicofisico, alla relazione interpersonale. Questi medici che vanno nelle scuole italiane sono estremamente preparati».

C’è anche chi teme che l’educazione sessuale a scuola possa essere una lezione poco seria, in cui i ragazzi si lasciano andare a frasi scurrili.
«Sciocchezze. Mi ha stupito favorevolmente soprattutto sapere che i ragazzi milanesi siano dispiaciuti per l’interruzione dei corsi. Perché questo vuol dire che le attività sono fatte bene. L’a tteggiamento potrebbe essere anche di rifiuto, di scherzo, di disinteresse. Invece mi pare che le iniziative abbiamo seguito e questo è un successo straordinario, perché la cosa più importante con gli adolescenti è riuscire ad entrare in relazione».

Ma qual è il rischio che si corre cancellando questi corsi?
«I nostri ragazzi sono tanto bombardati dai messaggi sulla libertà sessuale. L’idea generale è che si deve praticare tanto sesso, a prescindere da tutto. Ma i giovani sono impreparati e bisognosi di essere seguiti, sostenuti, accompagnati sul piano dell’i nformazione».

Anche mostrando i condom in classe?
«Far vedere come si usa un preservativo a un ragazzo, è giusto. Si chiama educazione alla salute».

 

 

Fonte: repubblica.it