La Casa Bianca ha stabilito che le assicurazioni sanitarie includano, nelle loro coperture, anche i sistemi contraccettivi per le donne. Una decisione che di certo farà discutere e che già crea scompiglio negli ambienti più conservatori americani (cattolici ed evangelici).

Facile ipotizzare che anche questo tema diventerà “terreno di scontro” nella campagna elettorale in vista delle presidenziali di novembre. Ma vediamo, nello specifico, cosa è successo: l’amministrazione Obama ha respinto l’obiezione della Chiesa cattolica per le coperture offerte ai dipendenti degli ospedali cattolici, dei college e delle organizzazioni di beneficenza. Il governo – come riferisce il New York Times – concederà però un anno di tempo, che scadrà il 1 agosto 2013, alle organizzazioni vicine alla Chiesa per mettersi in regola. Per tutti gli altri, invece, la raccomandazione sarà obbligatoria a partire dal prossimo mese di agosto. Annunciando i dettagli della decisione finale, il segretario per la Salute e i servizi umani del governo, Kathleen Sebelius, ha detto che essa “bilancia correttamente la libertà religiosa e l’aumento dell’accesso a importanti servizi di prevenzione”.

I vescovi degli Stati Uniti hanno detto che la scelta di Washington è “sconsiderata”. Dalla United States Conference of Catholic Bishops (Usccb) arriva la bocciatura del provvedimento ma anche un appello, pubblicato sul sito internet, nel quale il presidente – in un messaggio – invita la comunità cattolica e i cittadini a rendere pubblico il loro disaccordo. Dure critiche anche dall’Osservatore Romano, soprattutto per la scelta di inserire tra i servizi minimi obbligatori anche quelli abortivi. I programmi assicurativi prevedono, infatti, interventi chirurgici per la sterilizzazione, la prescrizione dei contraccettivi presenti negli elenchi del Food and Drug Administration, compresi alcuni farmaci che provocano l’aborto nelle prime settimane di gravidanza.