A Rio de Janeiro, le Olimpiadi fanno discutere non solo i grandi numeri legati agli sport o al numero di partecipanti, ma anche per i particolari e le curiosità dell’evento. Come i 450mila preservativi previsti per tutti gli 11mila atleti in gara, in pratica 41 per ognuno.

I Giochi olimpici che inaugurano il 5 agosto raggiungono così per la prima volta nella storia dello sport mondiale, il record di condom distribuiti, alzando notevolmente l’attenzione verso il tema della prevenzione e sicurezza sessuale.

Il direttore del Ministero brasiliano della Salute per le malattie sessualmente trasmissibili, Fábio Mesquita, ha parlato infatti sottolineato il valore e l’importanza di diffondere la cultura della prevenzione sessuale, della lotta all’AIDS durante un evento che ha valenza internazionale. Il programma dei giochi olimpici brasiliani prevede infatti anche la distribuzione di materiale informativo cartaceo e anche applicazioni digitali.

Mesquita ha spiegato come il Brasile è uno dei paesi punto di riferimento sul fronte della lotta alle malattie sessualmente trasmissibili, con 730mila pazienti registrati: “Vogliamo contribuire a raggiungere l’obiettivo di UNAIDS (il programma delle Nazioni Unite per la lotta contro l’HIV) e dare una media di due preservativi al giorno per ogni atleta partecipante, ha detto.

Succede però che, come in ogni grande manifestazione, arrivano le polemiche così ad essere vittima delle critiche sono proprio i preservativi: molti si domandano infatti se fornire un numero così elevato di profilattici stimoli gli atleti a fare sesso tante volte, rischiando poi di non essere in piena forma. Commenti del tutto superabili perché intanto la performance sessuale è soggettiva e può sicuramente non prolungarsi oltre i sette minuti – tempo considerato, secondo uno studio, ideale per fare l’amore – né tanto meno essere assolutamente prestante. Per di più è scientificamente provato che il sesso fa bene alla salute, rinforza i muscoli, il sistema immunitario e migliora di gran lunga l’umore.

Siamo convinti che, al di là della scelta personale che riguarda solo ed esclusivamente l’atleta, la decisione di diffondere un messaggio così forte e che fa parlare di sé, aumenta la visibilità e quindi anche il concetto e la cultura della prevenzione.

Per il resto, toccherà aspettare le gare.