La pillola anticoncezionale di nuova generazione ha sicuramente subito una evoluzione molto positiva rispetto alle vere e proprie bombe ormonali dei primi prototipi degli anni ’60. Come contraccettivo continua ad avere un’efficacia altissima, ma gli effetti collaterali sono senz’altro, e per fortuna, molto ridotti. Tuttavia… ovviamente c’è un ma. A quanto pare, infatti, nonostante i tanti miglioramenti di questo farmaco contraccettivo che la ricerca media ha potuto garantire alle donne che lo scelgono, esistono anche delle controindicazioni finora non valutate.

La pillola di nuova generazione aumenta il rischio di creare coaguli nel sangue fino a tre volte in più rispetto alla omologa tradizionale. Si tratta di un allarme che arriva da due studi diversi, uno americano, condotto dall’Università di Boston, e un altro britannico, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista British Medical Journal. I ricercatori hanno effettuato degli esami su due gruppi di donne, uno che adoperava la pillola più recente a base di drospirenone, e un secondo che assumeva quella più vecchia” e collaudata, a base di levonorgestrel. Gli studiosi americani hanno rilevato un numero di coaguli su 30,8 donne ogni 100 mila tra quelle del primo gruppo, a fronte di 12,5 su 100 mila.

Quanto agli scienziati inglesi, hanno rilevato coaguli sanguigni su 23 donne su 100 mila tra quelle del primo gruppo, e su 9,1 su 100 mila, tra quelle del secondo. In ogni caso, variazioni a parte, appare evidente che la pillola contraccettiva di nuova generazione deve essere rivista. Commentano gli autori: “Questi risultati confermano quelli di altri studi recenti, e in assenza di altre indicazioni implicano che la pillola tradizionale è più sicura, e dovrebbe essere la prima scelta da parte del medico”.