Educazione sessuale nelle scuole. Nei paesi del Regno Unito ci sarà. È la decisione del governo britannico per rispondere a casi di sexting, abusi e violenze sessuali che coinvolgono i minori. Secondo alcuni dati infatti infatti sembra che a diffondere video e immagini a sfondo sessuali, attraverso chat e cellulari, siano ragazzini giovanissimi, tra gli 11 e i 14 anni.

Per questo il sexting è uno degli argomenti trattati insieme a sicurezza informatica, consenso, abusi domestici e molestie sessuali. La decisione, tanto attesa, arriva dopo un ampio studio condotto dalle università di Bath e di Birmingham che ha confermato un dato molto importante: il 55% delle persone che praticano il sexting hanno età minore ai 16 anni.

In una intervista su Repubblica.it, Roberta Giommi, psicologa a capo dell’Istituto Internazionale di Sessuologia ha detto: “È una tendenza preoccupante che espone ragazzini e ragazzine immaturi alla sessualità di consumo saltando le prime, fondamentali esperienze come baci e carezze. Dalle iniziative che portiamo nelle scuole spesso emerge, per esempio, la confusione tra ‘sesso sicuro’ e metodi contraccettivi. Paradossalmente, il sexting è visto come un’attività giocosa, quasi normale” prosegue Giommi

Educazione sessuale nelle scuole

Il sito Valigiablu.it ha pubblicato un interessante approfondimento su come funzione l’educazione sessuale nelle scuole d’Europa dall’Educational Act dell’Irlanda ai giochi di ruolo e laboratori in Lussemburgo. L’articolo si collega al rapporto pubblicato dal Dipartimento Direzione generale per le politiche interne del Parlamento Ue nel 2003, “Policies for Sexuality Education in the European Union”, in cui si sottolinea che un’educazione sessuale insufficiente porta ad un aumento del tasso di gravidanze in età adolescenziale e a una maggiore quantità di persone che soffrono di AIDS e malattie sessualmente trasmissibili, e per questo motivo, si legge “l’educazione sessuale dei giovani deve essere considerata come uno strumento appropriato per prevenire questi effetti negativi”.

In Europa la maggior parte degli stati membri hanno adottato un programma didattico dedicato alla sessualità, ad eccezione di sette paesi, tra cui l’Italia.