ROMA – Un vaccino terapeutico entro quattro anni: Luc Montagnier è decisamente ottimista sul futuro della ricerca sull’Aids. Con queste parole ha accolto oggi la notizia di avere vinto il Nobel, mentre si trovava in Costa d’Avorio, ad Abidjan, impegnato proprio in una conferenza internazionale sull’Aids organizzata dalla Fondazione che porta il suo nome. L’altro suo pensiero è stato per le persone che convivono con il virus: ha infatti voluto dedicare il premio “a tutti i malati di Aids”. “Sono sempre accanto a loro – ha detto – e i ricercatori devono continuare a lavorare”.

Montagnier è perfettamente consapevole che la strada della ricerca è ancora lunga: “Lo si vede qui in Africa, dove l’Aids c’è sempre e quindi la lotta continua”, ha osservato. “Il mio lavoro di ricerca in questo momento – ha aggiunto – è trovare trattamenti complementari che permetteranno di eradicare l’infezione perché i pazienti vengano trattati in tempi brevi e possano in seguito guarire; ciò vuol dire, cioè, che il loro sistema immunitario possa controllare l’infezione”.

E nonostante la pausa di riflessione imposta recentemente dai National Institutes of Health (Nih) statunitense alla ricerca sul vaccino, Montagnier continua a considerare questo traguardo raggiungibile in un tempo definito – quattro anni – e non lunghissimo. Entusiasta anche Francoise Barré-Sinoussi, che ha collaborato con Montagnier all’isolamento del virus Hiv. E’ stata colta di sorpresa dalla notizia in Cambogia, dove si trovava per partecipare ai lavori dell’Agenzia nazionale di ricerche sull’Aids, Barré-Sinoussi: “Ero lontana 100 miglia dall’aspettarmi questa notizia”. Della scoperta premiata con il Nobel ha detto: “Sapevamo che era importante, ma non misuravamo ancora l’ampiezza dell’epidemia così come la conosciamo oggi”. Ma fin da allora era chiaro che quello era un momento chiave: “Esiste la mia vita prima 1983 e la mia vita dopo 1983”, perché – ha concluso – “ho interamente dedicato la mia ricerca sul virus allo studio delle interazioni tra il virus e l’organismo umano e all’epidemia nei Paesi in via di sviluppo”.

Ai due francesi sono arrivate le “più vive congratulazioni” del presidente Nicolas Sarkozy. “Questo premio onora tutta la medicina e la ricerca biomedica francese ed europea – ha detto Sarkozy in un comunicato – è un incoraggiamento a proseguire le riforme favorendo l’eccellenza e l’innovazione nel campo della ricerca”. Ha festeggiato con un bicchiere di prosecco il tedesco Harald zur Hausen, che ha diviso con Montagnier e Barré-Sinoussi il Nobel 2008, per la scoperta del Papilloma virus come agente causale del cancro del collo dell’utero. “Sono estremamente felice e ringrazio anche i miei collaboratori, che mi hanno aiutato parecchio”, ha detto. Al premio “ho pensato qualche volta, sapevo di essere stato spesso proposto, ma non me lo sarei proprio aspettato”, ha aggiunto.

Le motivazioni del Nobel per la Medicina 2008 spiegano che la scoperta del virus dell’Aids è stata “un prerequisito per l’effettiva comprensione della biologia della malattia e il suo trattamento antiretrovirale”. Quanto all’altra scoperta, gli accademici del Karolinska Institute hanno premiato zur Hausen per essere “andato contro il dogma corrente” stabilendo che il Papilloma Virus è all’origine del cancro della cervice uterina, il secondo tumore più diffuso tra le donne. “La scoperta ha portato alla caratterizzazione della storia naturale dell’infezione da Hpv, alla comprensione del meccanismo della carcinogenesi Hpv-indotta ed allo sviluppo di vaccini profilattici contro il contagio da Hpv”, precisa la motivazione.

Fonte: Ansa.it