Ha fatto giusto in tempo a scatenare i mass media e i social network, mettendo l’uno contro l’altro sostenitori e agguerriti oppositori.

Lumidoll, la prima casa d’appuntamenti legale d’Italia, ha già chiuso i battenti. Nemmeno il tempo di essere inaugurata, il 3 settembre, che la prima casa chiusa in cui si fa sesso con le bambole, in Italia, ha già dovuto chiudere i battenti.

Aveva tutte le prenotazioni esaurite, fino alla fine del mese di ottobre, ma il sold out non è servito: la sex dolls home in salsa italiana è stata dichiarata non a norma. A seguito di un blitz nell’appartamento, la polizia municipale di Torino e il servizio igiene della Asl hanno messo i sigilli alla struttura, definendola una copertura per “attività illecita di affittacamere”.

Ai titolari, che non sono disposti affatto ad abbassare le serrande prima ancora di aver ingranato la marcia, toccherà pagare adesso una sanzione di 3000 euro. E rinunciare alle 8 bambole sequestrate agli agenti delle forze dell’ordine locali perché  sprovviste di etichette con le indicazioni sui materiali e sul Paese di produzione.

La notizia ha già fatto il giro d’Italia, ancora una volta dividendo chi ritiene tutta l’attenzione delle forze dell’ordine assurda e chi pensa che sia andata a finire bene, perché in quel posto, aperto anche alle coppie, sarebbe potuto accadere di tutto, visto che l’Italia è allo sbando in materia di educazione alla sessualità.

Eppure Lumidolls, che è un franchising internazionale in mano agli Spagnoli, all’estero non ha avuto di questi problemi: a Barcellona e a Mosca vive da anni con successo. La quarta location, dopo quella italiana, è in arrivo.

E non va peggio il franching online: a prezzi che variano dai 700 ai 2000 dollari, le stesse bambole sequestrate sono in vendita online. E già partono i primi acquisti dall’Italia, perchè la moda non si fermerà.