Ogni due minuti un adolescente di età compresa tra i 10 e i 19 anni si ammala di Hiv.

È quanto emerge all’ultimo rapporto Unicef sul virus dell’immunodeficienza umana “Children, Hiv and Aids: The World in 2030”, che offre una fotografia attuale del rapporto tra adolescenza e Hiv.

Al mondo – spiega il rapporto – convivono con l’Hiv oltre 3 milioni di bambini e adolescenti, di cui 430.000 infettati nel 2017 e 130.000 morti a causa delle complicanze del virus, comunemente note come AIDS.

Ogni giorno si ammalano 700 nuovi adolescenti, e – poiché di AIDS si continua ancora a morire – da qui al 203 ogni giorno moriranno 76 giovanissimi, alle prime esperienze con la sessualità.

Le prospettive sono ancora rosee, visto che il 2030 era stato fissato tra le Nazioni Unite come l’anno in cui si sarebbe detto stop ai nuovi contagi.

 

Numeri in calo, ma non abbastanza

Tra il 2018 e il 2030, il numero dei nuovi contagi scenderà, ma solo del 29%, con molte differenze tra zone più e meno evolute. E tanti bambini e adolescenti continueranno a non sapere di essere sieropositivi, fino a che non si verificheranno complicanze gravi.

Secondo l’Unicef la colpa è dei lenti progressi nella prevenzione dell’Hiv tra i minori e della ritrosia a diffondere i test tra le famiglie, soprattutto africane.

Tra le soluzioni proposte dall’Unicef, in testa ci sono la diffusione del test a macchia d’olio e del profilattico tra giovani donne – future mamme – e adolescenti che hanno superato i 10 anni di età. Nel futuro della lotta all’Hiv, l’Unicef si aspetta anche un uso diffuso di piattaforme digitali per il monitoraggio e il controllo periodico dei bambini affetti da Hiv e di quelli a rischio contagio e massicce campagne di prevenzione a scuola, tra i più vulnerabili.