No condom, no fashion party.
C’era da aspettarselo che il London Fashion Week regalasse sorprese. Perché agli studenti dell’accademia di couture del Central Saint Martins – il famoso college delle arti e del design di Londra – era stato chiesto di togliere ogni freno e sperimentare liberamente.
E così alla settimana a della moda di Londra (che si è chiusa il 20 febbraio) gli stilisti del futuro hanno presentato di tutto: abiti realizzati riutilizzando gonfiabili, sagome lunari, modelli estremi al limite (e in certi casi che oltrepassano il limite) dell’indossabilità.
A colpire la critica, che ne ha parlato in tutto il mondo, è stata in particolar modo la stravagante collezione di Edwin Mohney, provocazione ‘concettuale’ che – a dire del giovane stilista – aveva l’unica ambizione di suscitare una risposta emozionale forte nello sptettore.

Edwin Mohney promuove i profilattici femminili

Nelle crezioni di Mohney, che per anni ha lavorato sui calchi utlizzando il nastro adesivo, c’è un tema si ripete: è quello dell’avvolgimento. E così in passerella sfilano materassini gonfiabili fatti aderire ai corpi con nastro adesivo, surreali Trumpettos (copristivaletti in lattice – si suppone pensati per riparare i tacchi a spillo dalla pioggia – ricavati intagliando una maschera a tutta faccia di Donald Trumps) e calchi, a dimensione umana, di profilattici.

Realizzati interamente in nastro adesivo, i profilattici in rosa di Edwin Mohney sono vere e proprie sculture sagomate sulla pelle delle modelle. Il giovane stilista li ha portati in passerella non solo per lanciare un messaggio sociale di endorsment ai profilattici femminili. Per Edwin, i profilattici rappresentano la ‘guaina’ per eccellenza, il simbolo dell’avvolgimento che affronta con le sue creazioni: un vestito che va indossato anche dalle donne, per proteggere il corpo e ripararlo, non dal freddo, dalla pioggia o dagli sguardi indesiderati, ma da gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmesse. Come dargli torto?