Alzi la mano chi non mai provato interesse per i LEGO. I mattoncini assemblabili più famosi al mondo, da 70 anni intrigano, appassionano bambini e adulti, artisti e collezionisti.

C’è chi, come l’artista americano Nathan Sawaya, ha mollato vita e lavoro per dedicarsi ai LEGO e costruire sculture a dimensione naturale che continuano a fare il giro del mondo.

C’è chi in LEGO ha invece investito un intero capitale e partecipa a centinaia di aste, per acquistare e rivendere scatole di mattoncini che nel tempo acquistano valori stratosferici (ci sono set che costano fino a 10.000 euro). Il potale di riferimento, brickpicker.com, è una vera e propria borsa valori dei Lego, popolata da milioni di fan.

Con i LEGO giocano ancora bambini e adulti, anche insieme. E non c’è bambino al mondo che possa provare noia di fronte ad una scatola di mattoncini colorati e delle istruzioni da seguire più o meno corrispondenti a quelle ufficiali.

Dei LEGO sappiamo sempre di più, ma forse non tutto. Pochissimi sapranno difatti che c’è anche una perversione sessuale che li riguarda fin troppo da vicino.
Ultima identificata tra le cosiddette Agalmatofilie (forme di attrazione sessuale per oggetti inanimati o piante), l’attrazione carnale per gli omini LEGO non ha ancora un nome. Ma ha un sintomo su cui è difficile sbagliarsi: una forte pulsione erotica per quei tre cm di plastica gialla di cui sono fatti gli omini danesi più famosi della storia del giocattolo.

Non è un caso se persino il colosso della pornografia Pornhub, ha dedicato un canale agli omini gialli e non mancano fumetti e film in stop-motion che rimandano a contenuti fetish ispirati alle fantasie erotiche dei “legofili”. “Lego Porn” della YouTuber Kimberly Regan, ha invece superato il milione di visualizzazioni.

Sono sempre più quelli che cadono nella tentazione al solo sguardo di quei corpicini gialli che sorridono. Anche se è difficile spiegarne le ragioni, la “legofilia” è sempre più frequente.
«Solo da poco è scoppiata questa attrazione per gli omini delle Lego» – racconta Miolì Chiung, psicologa e psicoterapeuta, direttrice dello Studio di Psicologia Salem – «eppure questi giocattoli di plastica esistono da anni. Difficile capire anche le cause di questo particolare feticismo, difficile da eradicare come tutte le Agalmatofilie. Chi però vuole davvero smettere, con i giusti aiuti ce la può sempre fare».