A più di tre anni dall’introduzione della vaccinazione contro il Papillomavirus umano (HPV), l’agente patogeno responsabile dell’insorgenza del carcinoma della cervice uterina, la seconda causa di morte per tumore nelle giovani donne, le tre più importanti società scientifiche che si occupano di patologie maschili lanciano la sfida: estendere la vaccinazione anche ai maschi.
Non si tratta di questioni di equità sociale, ma la Società italiana di Andrologia (SIA), la Società italiana di Urologia (SIU), la Società italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità ritengono la vaccinazione maschile” un utile strumento per contrastare molte patologie HPV-correlate, non solo tumorali e non solo femminili.
Risulta, infatti, che l’HPV sia responsabile non solo del cancro del pene, dell’ano, del tratto orofaringeo ma anche di alcune delle principali malattie sessualmente trasmissibili, quali le verruche genitali e le condilomatosi.
La massima frequenza di infezione si riscontra in età giovanile (20-35 anni) e il contagio può avvenire più diffusamente attraverso il contatto cutaneo.
Per questo, la prima “Conferenza di Consenso sulle patologie da Papilloma umano nel maschio” ha indicato i 12 anni come l’età giusta per la vaccinazione, come già avviene per le femmine.
Non resta che attendere il mese di maggio, quando l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) darà la sua approvazione per aprire la nuova frontiera della vaccinazione anti-HPV.

Tratto da: www.universy.it