Precoci, promiscui, disinformati. Pessima combinazione per gli adolescenti italiani, soprattutto quando si parla di sesso. Sempre alla ricerca dell’avventura di una sera, incuranti dei rischi e nemici del preservativo, i giovani di casa nostra si lasciano in compenso sedurre facilmente dalle droghe, attitudine che moltiplica le possibilità di contrarre malattie sessualmente trasmissibili.

Non a caso sono in aumento i casi di clamidia: +2% nel 2008. E persino la sifilide, che sembrava destinata all’estinzione, è tornata a colpire dopo anni di silenzio, facendo registrare una crescita pari addirittura al 5%. A lanciare questo sos sono gli esperti della Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse), che insieme ai colleghi dell’Adoi (Associazione dei dermatologi ospedalieri italiani) organizza a Napoli, dal 28 al 31 maggio, il quarto Congresso nazionale unificato di dermatologia e venereologia.

Dei 1.200 nuovi pazienti affetti da sifilide, quelli che preoccupano maggiormente sono le ragazze incinte (10%), dal momento che le mamme possono trasmettere l’infezione al nascituro attraverso la placenta. Spiega Mario Aricò, presidente della Sidemast: «In casi come questi è importante capire quando la giovane ha contratto la malattia per curarla tempestivamente con una terapia adeguata. Se la donna si è ammalata durante il primo o il secondo mese di gravidanza, il rischio di contagio è molto alto. Occorre intervenire al più presto per evitare patologie importanti al bambino. La sifilide congenita ha forme estremamente gravi e, se non la si riconosce, può portare all’aborto o causare notevoli malformazioni al feto».

Il punto è che non si fa più attenzione ai campanelli d’allarme, come conferma Aricò: «Spesso i segnali fisici vengono ignorati e nel nostro reparto, presso la clinica dermatologica dell’università di Palermo arrivano sempre più pazienti con una sifilide allo stadio secondario». Alla diagnosi si arriva infatti con circa 6-8 mesi di ritardo e lo stesso avviene con le uretriti non gonococciche da clamidia, infezioni sempre più diffuse nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni. «Si tratta di patologie che possono causare problemi gravi soprattutto alla donna – prosegue l’esperto – perché impegnano tutto l’organo genitale. Un’infezione pelvica disseminata in soggetti immunodepressi può anche trasformarsi in setticemia».

I dermatologi hanno anche difficoltà a capire quanti adolescenti contraggono la malattia: «I numeri che possiamo raccogliere negli ospedali non sono credibili – conclude Aricò – anche perché c’è una sacca di casi sommersi non indifferente. Spesso i ragazzi preferiscono restare nell’anonimato e si rivolgono ai propri amici piuttosto che ricorrere all’aiuto di un medico».