La Parigi della tutta can-can e case chiuse di Toulouse-Lautrec, Munch, Degas, Bernard, è cetamente solo un ricordo della Belle Epoque. Ma nella capitale più romantica al mondo, dove c’è un quartiere – Piegalle – che nell’immaginario collettivo è sinonimo di sesso, l’erotismo ha nuove forme.
Dal 2009 al 2014, ad esempio, nel 19° arrondissement, il centro d’arte 104 ha ospitato un hotel del sesso ad ore temporaneo. Si chiamava Heart break e – facendo leva su discrezione (era privo di reception e personale) e tecnologia – permetteva ai turisti di godere di un’ora di intimità a soli 15 euro, in un’atmosfera fuori dalle coordinate spazio – temporali comuni.

La novità del 2018 è una casa chiusa di sex dolls. Inaugurata a febbraio 2018, è un luogo segreto, al limite del ‘clandestino’, perché pagare il sesso, con chiunque lo si faccia, a Parigi è illegale. La prima casa chiusa di sex dolls della Francia è il luogo di piacere più tecnologico di sempre.
Si chiama Xdolls e, per la legge, è una sala giochi, anche se piuttosto singolare. Nei fatti è una vera e propria casa chiusa di sex dolls, dove è possibile fare sesso solo con bambole robotizzate, progettate ad una ad una dall’ingegnere elettronico Sergi Santos.

All’Xdoll, dove il piacere è fatto di cavi e di gomma, le escort hanno un nome e caratteristiche ben precise: c’è la biondona occidentale Sofia, 1,68 m di piacere dal balconcino extralarge; c’è anche la piccola Lily, una moretta asiatica dal seno generoso; e ancora Kim, latina, dalle forme tutte abbondanti, per chi ama le grazie di Madre Natura. Candice, l’ultima nata della maison, è invece alta solo 1,40m e soddisfa i gusti di chi ama fisici atletici, curve sode, misure contenute.
Per un’ora di sesso con loro si pagano 89 euro (120 euro se si è in coppia), con carta di credito o bonifico online irrintracciabile. Con qualche euro in più, i clienti possono anche sperimentare realtà virtuali indossando un casco che proietta in realtà tutte nuove, tecnologiche come quelle delle bambole in silicone con cui si interagisce.

La casa chiusa di sex dolls di Parigi non piace alla politica locale. L’imprenditore si difende: «Qui il sesso è sicuro e non è come fare l’amore con donne vere»

Benché di case chiuse di sex dolls ne esistano già in Spagna a Barcellona, a Dortmund in Germania, a Vienna, in Ungheria e Gran Bretagna, a Parigi la politica non apprezza l’originale avventura imprenditoriale del 28enne Joaquim Lousquym, che contro le petizioni di associazioni e consiglieri comunali, si difende spiegando che: «Non è possibile paragonare Xdoll ad una casa chiusa. Le bambole non parlano, non camminano, sono sterlizzate e invitano al sesso sicuro. Non è assolutamente come fare l’amore con una donna vera. Si tratta di una cosa del tutto nuova, un’esperienza incomparabile che solo chi ha sperimentato può effettivamente raccontare».