Ogni abiante della Terra – a prescindere dall’età o dalla sua connessione web – vede 12,5 video porno ogni anno. E questo solo su Pornhub.

Gli USA sono al primo posto, ma l’Italia non scherza affatto: per quantità di video porno consumati in rete, si piazza al nono posto, dopo Islanda, Regno Unito e Canada, il nord Europa e Australia.
Nulla di male, se non fosse che per la maggior parte degli adolescenti i social network e i video che circolano porno in rete sono l’unica fonte di informazione sulla sessualità.

Accade così che nell’ immaginario dei millennials il sesso da pornostar, meccanico e spesso violento, umiliante per le donne, sia considerato l’unico sesso ‘vero’. I video hot trovati in rete, da intrattenimento senza pensieri, diventano una guida pratica alla sessualità, manuale impossibile di un sesso distorto privo di impatti emotivi e conseguenze sociali.

La precoce scoperta del porno

Non c’è dubbio che la disponibilità di infiniti video gratuiti, di qualità spesso scadente, abbia influito sulle abitudini degli adolescenti, con effetto moltiplicatore sulla loro curiosità precoce. I dati lo confermano: se negli anni ’90 in America il primo accesso ai porno avveniva dopo i 16 anni, oggi gli uomini non attendono oltre i 13 anni e le donne oltre i 14. In Italia – secondo un sondaggio di BitDefender – il 12% dei bambini cerca siti per adulti e guarda video porno già prima degli 11 anni.
Gli studi statistici più interessanti, non si fermano però all’età, ma scavano (non ancora molto a fondo) nei rapporti tra porno, nuove abitudini sessuali degli adolescenti, modo di percepire la propria sessualità e percezioni dei desideri nascosti del partner.

Un’inchiesta riportata dal New York Times e svolta tra 1100 liceali iscritti ad un corso di Porn Literacy finanziato dalla città di Boston, rivela ad esempio che i ragazzi americani, spettatori del rozzo porno mainstream dilettantesco, sono certi che alle partner piaccia quel sesso lì: irriverente, aggressivo, spericolato, popolato da sex toys, dominante, degradante e potenzialmente pericoloso.

Solo 1 ragazzo su 4 è convinto che in realtà gli attori dei video porno non godano come sembra.
«I social media ti inducono a pensare di volere qualcosa che in realtà ti fa paura» – hanno dichiarato  il giovane Drew e Q., protagonisti dell’intervista del New York Times, dopo il corso di porn literacy, che ha aumentato la loro consapevolezza di spettatori. Entrambi ora rivelano un filo di turbamento, perché il porno aumenta l’ansia da prestazione: «Guardi un adulto, tipi muscolosi e dominanti e con dei peni grossi, che durano un sacco di tempo…e rifletti».

Ma è proprio tutta colpa del porno?

Drew e Q. vivono in uno dei 26 stati americani in cui non è obbligatorio, come in Italia, insegnare educazione sessuale.
Il punto – affermano gli esperti – è tutto qui. Eliminati i fondi per i programmi scolastici sull’educazione sessuale, il porno resta l’unica fonte di educazione al sesso investita di ‘attendibilità’ dal pubblico degli adolescenti. Più visite raccoglie un video, più è considerato imitabile.
È per questo che a Drew e Q.  prima del corso non era nemmeno chiaro come ci si potesse accertare della volontà di una ragazza di provare qualcosa di nuovo. Il sesso anale? Loro semplicemente “lo farebbero”, senza chiedere permessi: visto che alle attrici porno piace è chiaro che piaccia a tutti.

Oltre alla totale ignoranza in materia di approcci, Drew e Q. non conoscono la differenza tra orgasmo clitorideo e vaginale. E in materia di contraccezione?  … Naturalmente tabula rasa.

Giovani, porno e sesso: i numeri delle applicazioni pratiche

Nessuna delle poche ricerche sul rapporto tra consumo di pornografia e sessualità negli adolescenti parla in realtà di un preciso rapporto di causa – effetto.
Qualcosa di importante, però, lo rivelano gli studi statistici su giovani e sesso anale: nel 1992 circa il 16 per cento delle donne tra i 18 e i 24 anni lo aveva provato; nel 2009, secondo un’importante ricerca pubblicata sul Journal of Sexual Medicine, la percentuale era salita al 40. Uno studio svedese del 2016 ha invece rilevato che tra le ragazze 16enni che hanno provato il sesso anale 2 su 3 sono consumatrici di porno. La ricerca non chiarisce però che tipo di correlazione esista tra le due scelte: le ragazze che osano di più apprezzano di più il porno oppure la pornografia influenza le abitudini femminili?
Un altro studio condotto da Debby Herbenick e Bryant Paul della Scuola di salute pubblica all’Università dell’Indiana su 614 adolescenti tra i 14 e i 18 anni, ha però identificato altre correlazioni. Dei 300 studenti che avevano guardato del porno, un quarto delle ragazze e il 36 per cento dei ragazzi avevano visto video di attori che eiaculavano in faccia alle attrici e un altro terzo, maschi e femmine, dichiarava di aver visto video di BDSM (acronimo che identifica le pratiche di bondage, dominazione, sadismo e masochismo): un sesto del totale degli intervistati aveva praticato il facial o strozzato la partner, replicando il clichet.

Cosa fanno le sistituzioni per prevenire il sesso distorto?

La divisione europea dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha da ultimo rilasciato una serie di linee guide affinché il tema dell’influenza del porno sulla sessualità venga affrontato fin dalle scuole elementari, ma pochi credono possa trovare davvero un’applicazione pratica nelle scuole pubbliche.
Non esistono insomma soluzioni definitive al momento. L’esperta di violenza di genere ed educazione alla pornografia Maree Crabbe spiega che: «A differenza del cibo biologico, non ci sono delle regole per il porno etico. Gli attori possono usare i preservativi, ma comunque trasmettere lo stesso dinamiche di aggressione e violenza di genere».
Crabbe individua un unico modo per educare i giovani a non tradurre il porno mainstream in pratica: insegnare loro a capire che un buon amante non è quello con performance da pornostar. «Bisogna far capire loro che nessuno ci insegnerà ad essere bravi a letto, neanche il miglior film».