Smartphone, odi et amo: come la tecnologia ha cambiato il sesso
Un tempo si diceva che il peggior nemico del sesso fosse la televisione. Per Popper, che aveva scomodato i massimi sistemi della filosofia pur di fare rumore sul tema, la “cattiva maestra televisione” rovinava la fantasia, inebetiva, condizionava i più giovani al punto di trasformarli individui antisociali.
Era il nemico numero uno della sensualità, perché teneva lontano le coppie dalle lenzuola, spostandole in salotto, di fronte al sofà.
Vent’anni dopo la tv non fa più paura. Anzi quasi rassicura le generazioni degli anta, contro i pericoli ben più seri della tecnologia di terza e quarta generazione. Quella degli smartphone che fanno tutto: ti dicono dove andare, cosa mangiare, chi frequentare, ti avvisano quando non frequenti i social network da un po’ e se stai facendo troppo poco sport o il tuo ciclo mestruale non è perfettamente regolare. Onnipresenti, indispensabili, a volte salvifici, i cellulari sono anche la rovina di vecchie e nuove generazioni.
Una ricerca dell’Università del Delaware, che ha coinvolto milioni di persone nei cinque continenti, ha dimostrato come ormai gli adulti, quelli nati in un periodo in cui la tecnologia era ancora analogica, preferiscano ormai sempre più spesso la compagnia di un dispositivo elettronico a quella del partner. Infatti, è stato dimostrato che chi possiede un televisore ha il 6% in meno di probabilità di fare sesso in una settimana: questa percentuale, secondo gli studiosi, sembra sia anche abbastanza prudente.
Non a caso un recente studio condotto su un campione di quattro milioni di persone provenienti da 80 paesi ha rivelato che nel 2010 abbiamo fatto sesso in media appena 3 volte al mese, rispetto alle 5 volte del 1990.
Sesso sempre più virtuale: il 35% dei giovani lo fa solo online
Sono gli stessi adolescenti ad ammetterlo senza alcun problema: escono e magari vanno a letto con qualcuno conosciuto virtualmente (il 35% degli intervistati) e continuano a farlo nonostante in un caso su due (il 46%) ha poi scoperto che la persona incontrata in rete non era quella che diceva di essere.
Una ricerca condotta da Save The Children spiega che il 34% dei ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni – dunque 1 ragazzo su 3 – dichiara di aver ricevuto messaggi con riferimenti al sesso. Cosa naturale, visto che sul web circolano video di ogni genere e, nelle chat, loro sono i primi a scambiarsi link di ‘gesta’ di attori e anche di compagni ripresi di nascosto nelle performance più intime.
Quando però si tratta di passare dal virtuale al reale sempre più giovani dicono di no. Il web ripara, ti fa osare, ti permette di fare quello che, tolta la videocamera del tuo cellulare, non faresti mai. L’amico in carne ed ossa spaventa più del cyberbullo, del profilo fake di quel coetaneo così attraente che poi si rivela un adulto con qualche perversione di troppo da non assecondare.
Secondo una ricerca della Public Health England, ad esempio, le donne inglesi tra i 25 e i 34 anni non trovano il sesso così invitante, mentre un altro studio pubblicato sugli Archives of Sexual Behavior e condotto negli Stati Uniti d’America tra 27.000 adulti statunitensi, ha spiegato che i nati dopo il 1990 sono quelli che fanno meno sesso di tutti rispetto a quando i genitori avevano la loro stessa età.
Nonostante, insomma, i nati negli anni ’90 abbiano tutti gli strumenti per fare sesso più spesso e con persone sempre nuove, l’attività sessuale frequente viene a mancare. Il perché più frequente fornito dagli intervistati, è un semplice: “meglio non rischiare”. Nell’era della virtualità e delle distanze zero nel tempo e nello spazio, quella che viene a mancare è la fiducia e il tempo necessario per far si che certe scelte maturino come atto naturale di una conoscenza più o meno approfondita. I giovani non si fidano e non vogliono rischiare. Fino a che punto sarà un bene?