A dispetto degli sforzi sostenuti per contrastare l’epidemia di Hiv-Aids, molti giovani tailandesi non praticano ancora il sesso sicuro. I sondaggi effettuati nel paese asiatico dimostrano che solo il 25% dei ragazzi ricorre al preservativo durante i rapporti occasionali. E non per mancanza di informazioni sui rischi di contagio, ma perché non percepiscono come rischiosi i rapporti con altri ragazzi.
Secondo Scott Bamber, responsabile in loco del programma di lotta all’Hiv-Aids, il problema sta nelle difficoltà di accesso ai servizi educativi che dovrebbero spiegare il modo corretto di mettersi in relazione con gli altri. Una lacuna che impedisce di tradurre le conoscenze acquisite in una correzione dei comportamenti sessuali sbagliati. Un esempio su tutti: in pochi sanno come negoziare l’uso del condom con il proprio partner.
Dall’identificazione del primo malato nel 1984, la Thailandia ha fatto passi da gigante, passando dalle 140 mila infezioni dello scorso decennio alle 14 mila del 2007. L’obiettivo è dimezzare il numero di nuovi casi entro il 2010, ma intanto bisogna fare i conti con l’aumento registrato tra coloro che lavorano nel mercato del sesso, tra i maschi omosessuali e tra gli adolescenti. E il sesso non protetto incide per il 90% su questo preoccupante fenomeno.
Il Fondo globale per l’Aids, la tubercolosi e la malaria ha recentemente stanziato 100 milioni di dollari per supportare le strategie di prevenzione e trattamento nei prossimi sei anni, ma qualcosa di concreto è già stato fatto.
Attraverso un progetto del Path, un’organizzazione non profit che si occupa di salute, parecchi giovani sono stati infatti formati per svolgere attività di educatori sessuali nelle scuole.








