Speriamo che Papa Benedetto XVI capisca presto che il peggiore scandalo sessuale della Chiesa Cattolica non riguarda i preti pedofili. Piuttosto, esso coinvolge l’ostilità del Vaticano nei confronti dei preservativi, che quotidianamente crea sempre più orfani dell’AIDS.
Nessuno fa un lavoro più nobile della chiesa nei paesi in via di sviluppo. Si trovano sacerdoti e suore negli angoli più remoti dell’America Latina e dell’Africa, a curare le malattie e a nutrire la fame: le missioni cattoliche sono un modello di carità e compassione.
Ma allo stesso tempo, l’ostracismo del Vaticano sui preservativi è costato molte centinaia di migliaia di vite, a causa dell’AIDS. Quando gli storici guarderanno indietro alla Chiesa Cattolica in questa era, dunque, le accrediteranno l’aver combattuto il comunismo e l’aver aiutato milioni di poveri in tutto il mondo. Ma essi citeranno anche la sua campagna contro i preservativi tra gli errori più tragici dei primi due millenni della sua storia.

“La Chiesa Cattolica favorisce la diffusione dell’AIDS nel mondo”, dice Roseli Tardelli, una redattrice cattolica della AIDS News Agency in Brasile. “È sbagliato”, ha aggiunto, “a Dio questo non piace”.
Ora che i morti di AIDS in tutto il mondo sono più di 20 milioni – un bilancio più grande di tre Olocausti – si avverte una crescente pressione dentro la Chiesa a riconsiderare la sua posizione sui preservativi.

“Se fossi papa, avvierei una fabbrica di preservativi dentro al Vaticano”, mi ha detto un sacerdote brasiliano. “Che senso ha mandare cibo e medicine quando lasciamo che la gente si infetti e muoia?”
Nel suo ufficio questo sacerdote tiene un preservativo incorniciato e sotto vetro, con la scritta: “In caso di emergenza, rompete il vetro”.
Rosana Soares Ribeiro, coordinatrice di un orfanotrofio per bambini sieropositivi a San Paolo, ritiene che sia più importante salvare vite che obbedire ai dettami della chiesa. Così, dice ai teenager sieropositivi di usare il preservativo durante i rapporti sessuali. “La mia vita appartiene a Dio, e Dio non vorrebbe che io permetta che qualcuno si infetti”, dice. “Per questo, Dio perdonerà la mia infrazione alle regole della chiesa”.

I paesi che hanno riscosso i maggiori successi nella lotta all’AIDS, come la Tailandia, il Brasile, l’Uganda e la Cambogia, hanno puntato sui preservativi per ridurre la trasmissione del virus.
Il Vaticano ha orribilmente tagliato la guerra all’AIDS, in due modi. Primo, ha cercato di impedire che gli ospedali cattolici, le missioni e le chiese distribuissero i preservativi o ne incoraggiassero l’uso. Secondo, diffonde la voce che i preservativi non proteggono dallo HIV, scoraggiandone in tal modo l’adozione.

Nel Salvador la chiesa ha sostenuto una legge che impone di scrivere sulle scatole dei preservativi l’avvertenza che essi non proteggono contro l’AIDS. Dato che meno del 4% delle coppie nel paese usano il preservativo in occasione del primo rapporto sessuale, il risultato sarà l’aumento dei funerali.
Fortunatamente, le politiche del Vaticano sono costantemente violate da chi è incaricato di attuarle in concreto. Nel rurale Guatemala ho incontrato le “Sorelle di Maryknoll”, che consigliano alle prostitute di usare i preservativi. Nel Savador ho parlato con dei medici in un ospedale cattolico che spiegano ai pazienti come il preservativo possa proteggerli dall’AIDS. In Zimbabwe, ho visitato una missione cattolica che distribuiva i preservativi: finché il vescovo non lo ha scoperto.
“Cosa farebbe Gesù?”, ha detto Didier Francisco Pelaez, un seminarista di San Paolo. “Egli vorrebbe salvare delle vite. I preservativi salveranno delle vite, dunque Gesù ne incoraggerebbe l’uso”.
Anche molti rappresentanti delle gerarchie vaticane sono ormai alle prese con la realtà. Un primo passo lo si è registrato quando il cardinale Javier Lozano Barragán, massimo responsabile della salute, ha affermato l’anno scorso che il preservativo può essere lecito se un marito ha l’AIDS e la moglie no.
Auspico che i cardinali possano incontrare una ragazza cattolica di 17 anni, a San Paolo, che si chiama Thais Bispo dos Santos. È sieropositiva, ogni domenica va a messa, vorrebbe avere una relazione e sposarsi, ma si sente tradita dai leader della chiesa che ama.
“Data la loro età, dovrebbero essere più saggi”, afferma a proposito dei cardinali, aggiungendo: “mi fa soffrire il fatto che essi non pensino a persone come me, teenager con l’AIDS o lo HIV”.
Dunque, se Papa Benedetto vuole placare la sofferenza umana, c’è un semplice passo che egli può compiere per salvare un gran numero di vite. Egli potrebbe incoraggiare l’uso del preservativo, se non per contraccezione almeno per combattere l’AIDS. Questa scelta tra obbedire alla tradizione o salvare delle vite è dura: preghiamo tutti affinché egli faccia la scelta coraggiosa.