Che era sieropositivo e avrebbe infettare ogni partner con cui avesse intrattenuto rapporti non protetti, Claudio Pinti lo sapeva bene.

E lo sapeva da 11 anni, da quando gli fu diagnosticata l’HIV. Ciononostante il 36enne autotrasportatore di Ancona, continuava ad avere rapporti  non protetti, tacendo di essere sieropositivo.

Ora, dopo il record di 228 rapporti non protetti, l’untore è stato arrestato dalla Squadra Mobile e dal Servizio Centrale Operativo (Sco) della Polizia con l’accusa di lesioni gravissime dolose.

Le indagini sarebbero scattate a seguito della denuncia della compagna, che aveva scoperto il contagio a seguito di una influenza che tardava a superare. Dopo aver chiesto all’uomo spiegazioni e averne intuito la malafede, la scoperta degli agghiaccianti precedenti: Pinti aveva già perso una compagna nell’agosto 2017. Era morta stroncata dall’Aids dopo essere stata contagiata da Pinti.

L’attenzione delle forze dell’ordine è al momento concentrata sulla ricerca delle vittime in tutto il territorio italiano, poiché per via del suo lavoro, il giovane viaggiava in tutta Italia e potrebbe aver colpito ovunque. Le partner saranno invitate a sottoporsi ad accertamenti e ad eventuali cure.

Claudio Pinti come Valentino Talluto: Aveva rapporti non protetti tacendo di essere sieropositivo

Il caso di Claudio ricorda quello di Valentino , il giovane romano affetto da Hiv, condannato a 24 di carcere per aver infettato con rapporti non protetti almeno 30 partner.  Anche Talluto viveva con una compagna che amava e tradiva. Anche per lui la malattia semplicemente non esisteva.

Avere rapporti  non protetti, tacendo di essere sieropositivo era per lui semplicemente l’equivalente di voler condurre una vita normale.

Per la cura delle persone contagiate dal 34enne di Roma si stima ci vorranno 10 milioni di euro nei prossimi anni. La cifra che servirebbe a curare tutte le vittime di Claudio Pinti si aggirerebbe invece attorno ai 90 milioni di euro.

Oltre 100 milioni di euro che lo Stato italiano potrebbe risparmiare se solo tutti fossimo consapevoli del fatto che non possono più esistere rapporti occasionali non protetti. È un gioco troppo pericoloso, che non procura per altro nessuna particolare emozione. Può invece portare alla morte, al dolore, allo stigma sociale, ad una vita di terapie senza delle quali la vita diventa un inferno.

 Perché Claudio e Valentino, affetti da HIV, contagiavano le loro vittime?

Claudio e Valentino si ostinavano a non usare il preservativo. Nonostante fossero consapevoli di essere affetti da HiV, ciascuno aveva rapporti  non protetti, tacendo di essere sieropositivo. Hanno agito così, raccontano, per cercare di sembrare “normali”, per illudere sé stessi di non essere malati. Entrambi in cura con terapie antriretrovirali, Claudio e Valentino son la dimostrazione che l’HiV, se curata, può portare ad una aspettativa di vita normale. Per curarla, però, bisogna sapere di esserne affetti. E questo non è stato concesso a tutte le vittime dei due untori. Claudio Pinti e Valentino Talluto ancora di più sono la dimostrazione che può bastare un solo rapporto a rischio in tutta la vita per mettere in moto il peggiore dei circoli viziosi. E scatenare una epidemia. Davvero conviene rischiare?

La prevenzione per proteggersi dall’HIV

La prevenzione e l’educazione a una sessualità consapevole sono le prime armi per combattere l’HIV e proteggersi. Il fatto che una persona affetta dal virus dell’HIV debba avvertire la partner è fuori discussione, ma nei casi di rapporti occasionali l’uso corretto del preservativo è fondamentale e vitale. Effettuare test diagnostici annualmente può salvare la vita di tutti. Non solo dall’HIV/AIDS ma anche da tutte le altre malattie sessualmente trasmissibili.

Avere piena coscienza e consapevolezza dei rischi che si corrono ad avere rapporti non protetti è un obbligo da parte di ogni cittadino e da parte delle istituzioni.

Lottare affinché si avviino campagne di sensibilizzazione mirate alla salvaguardia della salute di ogni persona risulta sempre più urgente e necessario.