Esiste una pornografia impegnata e “politicamente corretta”? Una pornografia che, pur mettendo in mostra orgasmi e corpi che si toccano, può essere didattica, sociale oppure finire sul palcoscenico di un teatro, meritandosi gli applausi di pubblico e critica?
Esiste. Anzi di pornografie impegnate ne esistono tante e, pur risultando più scandalose di quella tradizionale, non sono né violente né in grado di creare dipendenza. E non hanno gli effetti collaterali di quella cattiva pornografia che, quando se ne abusa, rade al suolo la capacità di provare tenerezza, di innamorarsi, di vivere di sentimenti.

La pornortopedia

Il progetto dei Post Op, un collettivo spagnolo che lavora sul piacere formato disabile, si chiama “pornotopedia” ed è una battaglia per una pornografia più ugualitaria. Loro pensano, disegnano, studiano sex toys e protesi per tutti, poi organizzano conferenze per parlare di oggetti del piacere meno discriminatori e realizzano filmati – tra l’arte e la pornografia – in cui i disabili, uomini e donne, l’uno senza sottomettere l’altro, si procurano piacere. Eros che schizza alle stelle.

Il pornoattivismo

Chiamiamola pure una corrente artistica underground, i cui protagonisti si chiamano Slavina, Diana J. Torres e collettivo Rosario Gallardo. Nelle loro performance si toccano reciprocamente, fanno sesso davanti ad un pubblico, raggiungono l’apice del piacere dietro una telecamera o su un palcoscenico, nei modi più strani di sempre. Solo che non sono pornostar. Sono pornoattivisti: usano il corpo per fare politica, per combattere la violenza di genere della pornografia ufficiale, per dire di no alle discriminazioni sociali, talvolta per denunciare episodi di corruzione. Contro il porno di massa, fanno un porno elitario, fatto di festival silenziosi, visti spesso con sospetto, noti a pochi.

 

Il porno dolce, al femminile: da Erika Lust all’Italia

Lust è lo pseudonimo di Erika Hallqvist, svedese di stanza in Spagna il cui nome si fa sempre più apprezzare nel campo della cinematografia di genere. Rivoluzionaria e libertina, Erika Lust è la più nota reagita e produttrice di pornografia al femminile. I suoi sono film studiati apposta per le donne, che in nessuna pellicola ricevono sperma negli occhi, punizioni corporali, né forme di sottomissione. Sono donne normali, a volte con qualche chilo in più sapientemente disposto da Madre Natura, che seducono uomini normali: l’entusiasmo dell’attrazione reciproca domina la scena, in cui lui e lei si procurano piacere piuttosto che dolore.
Il genere va crescendo al punto che anche l’Italia è decisa a cavalcare l’onda, in una battaglia contro Youporn che le femministe hanno tutta l’intenzione di vincere. La cinematografa Lidia Ravviso, prima italiana a sfidare Youporn, è già pronta al primo casting. Sul set, allestito tra Ostia e Roma, ci saranno anche attori non professionisti, uomini e donne con diverse fisicità pronti a sfidarsi per restituire dignità ad un concetto che nell’antichità era più vicino al mondo perfetto degli dei che a quello imperfetto e bellicoso degli uomini e degli animali.