Questi alcuni dei temi sui quali il Santo Padre trovava maggior difficoltà di comprensione tra i fedeli. Una serie di no che però non ha scalfito il fascino di Wojtyla presso i giovani.
”Se si toglie anche un piccolo mattone, crolla tutta la casa”: con questa immagine, disse infatti Karol Wojtyla, nel 1993, esprimendo così la sua intransigenza verso tutto ciò che, in materia sessuale, contraddiceva a suo avviso la legge divina su matrimonio, procreazione e famiglia. In sostanza Giovanni Paolo II ha elencato una serie di no su: aborto, contraccezione, divorzio, relazioni di fatto, amore omosessuale.
Quello della morale sessuale è stato lo scoglio maggiore creatosi tra il Papa e i suoi stessi fedeli. Polo attrattivo di folle oceaniche, 5 milioni a Manila, oltre uno a Tor Vergata nel 2000, Giovanni Paolo II è sembrato spesso perdere autorità oltre la porta di casa, nella vita e nelle convinzioni più intime e personali della gente. L’80 per cento dei cattolici statunitensi, in un sondaggio del 1999, dichiarò ad esempio di non seguire la morale sessuale della Chiesa. Lo stesso Papa, negli ultimi anni, ha registrato con amarezza tale realtà: mai come in quest’epoca – disse in un’udienza nel marzo del 2002 – la Chiesa è stata così estranea al sentire contemporaneo.
Certamente non tutti i capitoli della morale sessuale sono uguali: e se i dinieghi ad usare la pillola, i contraccettivi o persino il preservativo come barriera nell’epidemia dell’Aids sono sembrati persino alla maggioranza dei cattolici prescrizioni difficilmente accettabili nella realtà moderna, su altri temi, come quello dell’aborto e della difesa della vita, il Papa è riuscito ad interrogare la coscienza contemporanea.
ABORTO – La lotta all’aborto e in difesa della vita umana è stato uno dei capisaldi del pontificato wojtyliano. Sul piano teorico, il Papa ha dedicato all’argomento un’enciclica, l’Humanae Vitae, e migliaia di documenti. Sul piano pratico, Giovanni Paolo II ha esercitato una pressione costante sulla Comunità internazionale, con interventi diretti nelle nazioni a lui più vicine, come l’Italia (a partire dall’impegno nel referendum del 1981) e la Polonia post comunista. Nel 1994, Wojtyla ha voluto un apposito organismo vaticano per la lotta contro l’aborto e per le questioni di genetica, la Pontificia accademia per la vita; nello stesso anno ha sfidato l’Onu e l’America di Clinton sul problema della pianificazione delle nascite.
Creando un’alleanza vasta e composita, dalle nazioni cattoliche latino americane ai paesi musulmani, la diplomazia pontificia è riuscita a far eliminare l’uso dell’aborto come mezzo di controllo demografico dal documento finale della Conferenza internazionale del Cairo del settembre 1994. Al di là degli esiti effettivi, un successo per Wojtyla è stato comunque quello di invertire le tendenze abortiste degli anni settanta. Anche se, talvolta, la sua intransigenza ha creato non poche perplessità. Ad esempio, quando, sul finire degli anni ’90, ha imposto alla Chiesa tedesca di uscire dai consultori pubblici per evitare di essere in qualche modo complice involontaria delle donne che volevano abortire. O come quando disse ”no” all’aborto terapeutico per evitare la nascita di bambini down (un discorso del 1989).
O ancora quando, il 28 febbraio 1993, fece un appello perché le donne bosniache, violentate dai serbi durante la feroce ”pulizia etnica”, fossero aiutate a non abortire.
CONTRACCEZIONE – Anche qui il suo ”no” è stato senza sfumature: la contraccezione, nei discorsi di Giovanni Paolo II è stata messa spesso sullo stesso piano dell’interruzione di gravidanza. ”Non solo l’aborto, ma anche la rinuncia alla maternità eè una aberrazione della personalità femminile”, disse il Papa a Castelgandolfo, durante l’estate del 1994. No dunque alla pillola e alla ”pillola del giorno dopo”, persino quando quest’ultima venne distribuita dall’Onu tra le donne stuprate del Kosovo (aprile 1999). No ai preservativi, anche quando usati per prevenire il contagio dell’Aids. ”Ogni atto matrimoniale deve essere aperto alla trasmissione della vita”, ha ripetuto sempre Giovanni Paolo II. Per lui la ”procreazione responsabile” poteva basarsi solo sulla castità e sui tempi del ciclo femminile.
DIVORZIO – Sebbene legalizzato in molti paesi del mondo, il divorzio, ha rappresentato per Giovanni Paolo II ”una sconfitta per l’umanità” ed una violazione della ”legge di Dio”. Pertanto anche su questa materia, come sull’aborto, Wojtyla ha esteso il diritto-dovere per i credenti a ribellarsi alla legislazione civile e ad esercitare l’obiezione di coscienza: fece scalpore un appello in tal senso agli avvocati nel 2002. La contrapposizione tra legge morale e legge civile è stata sul piano pratico poco assimilata dal cattolicesimo mondiale. E disagio, senza dubbio, ha creato anche la chiusura, sul piano pastorale, verso i cattolici-divorziati, una realtà di fedeli ormai vasta nella Chiesa, per i quali è rimasta in vigore la preclusione al sacramento dell’eucarestia, ribadita con l’ultima enciclica, la ”Ecclesia de Eucharistia” del 14 aprile 2003.
UNIONI DI FATTO – Contro la tendenza delle società moderna di estendere la protezione legale anche alle famiglie di fatto, la Chiesa wojtyliana si è battuta con vigore, difendendo l’unicità della famiglia fondata sul matrimonio.
OMOSESSUALITÀ – Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, la Chiesa cattolica ha continuato a distinguere tra la tolleranza dovuta alle tendenze omosessuali e la condanna senza appello verso le relazioni fisiche omosessuali, da considerare una negazione del progetto divino sui rapporti tra uomo e donna. Ciò ha portato spesso ad un muro contro muro tra l’etica cattolica del peccato e la crescente ed orgogliosa autoaffermazione omosessuale in Occidente; emblematica la sfida lanciata dal “World Gay Pride” al Giubileo del 2000.