Si trova solo in Sardegna ed è una specie endemica del Supramonte e degli altipiani carbonatici della zona centro – orientale dell’isola. La zona, geograficamente molto interessante, è stata nel corso dei millenni sottoposta all’incessante azione erosiva dei fiumi, che hanno creato un complicato reticolo di gole e profonde voragini, oggi meta di migliaia di escursionisti e naturalisti.

Ecco l’Hypericum Scruglii, la pianta sarda che blocca l’Hiv

È qui, dove si trova il patrimonio verde forse più interessante d’Europa, che cresce l’Hypericum scruglii (Bacchetta, Brullo et Salmeri), la pianta sarda che i ricercatori dell’università di Cagliari, con gli studiosi dell’Università della Campania e il Max Planck Institute for Chemical Ecology di Jena (Germania) hanno scoperto contenere un metabolita appartenente alla classe dei floroglucinoli prenilati. La molecola si è dimostrata capace di bloccare, già a concentrazioni molto basse, due enzimi chiave dell’HIV-1 e di impedire così al virus di replicarsi.

L’iperico è già in uso da secoli nella medicina popolare e nell’omeopatia: la tintura di altre varietà di iperico è un popolare antidepressivo, ma viene usata anche per combattere il dolore, lenire le infiammazioni, calmare la tosse, curare dermatiti ed eritemi, depurare l’organismo e proteggere i vasi sanguigni. C’è anche una specie di iperico, il cui olio è considerato un portentoso rimedio contro le ustioni.
La pianta sarda che ferma l’Hiv, denominata scruglii in onore del prof. Antonio Scrugli, già docente di Botanica dell’Ateneo, promette invece di aiutare i sieropositivi nella riduzione del numero di farmaci da assumere quotidianamente. E un domani, proseguendo la ricerca, di annientare del tutto il virus, attraverso nuovi farmaci antivirali, battendo sul nascere le conseguenze di un contagio.