ROMA – La paura dell’Aids mette in crisi l’industria del porno, già in difficoltà per il moltiplicarsi del sesso on line ai tempi del web 2.0. Malgrado i controlli a tappeto il virus è tornato, e secondo le autorità di Los Angeles sarebbero ben 16 le pornostar rimaste colpite negli ultimi mesi. A scatenare l’allarme il test positivo di un’attrice del settore, che negli Usa ha sede nella San Ferdinando Valley, appena fuori Los Angeles. Il business pornografico qui fattura circa 4.000 film all’anno, per un valore di vendite compreso fra i 3 e i 13 miliardi di dollari, e la notizia di una possibile epidemia ha messo in allarme l’intero business.

Non è la prima volta che i set pornografici americani vengono messi in “moratoria” dal virus HIV. Nel marzo 2004 il pornoattore Darren James scese da un aereo di ritorno da una vacanza in Brasile portando con sé il contagio: durante il mese successivo ebbe rapporti con 14 attrici e queste a loro volta con 35 persone, e quando il controllo di routine diagnosticò la malattia era già troppo tardi. Da allora sono state infettate 22 pornostar, di cui quasi due terzi proprio in quest’ultimo periodo. L’origine di questa nuova ondata di contagi è sconosciuta, e per il momento si punta il dito contro la superficialità dei controlli sui set.

La maggior parte dei film viene girata senza precauzioni. Sharon Mitchell, la fondatrice del sito AVN. com, rassicura però sul fatto che l’attrice sieropositiva avrebbe lavorato solo con un ristretto numero di partner: “Si tratta di un episodio isolato e irrilevante”. Fatto sta però che sarebbero 16 i nuovi casi accertati. Un numero altissimo, considerando che in America gli attori ogni 30 giorni vengono sottoposti al test dalla Adult Industry Medical Healthcare Foundation, la fondazione che si occupa della salute delle pornostar americane, e fino al giorno dell’esito è loro proibito avere rapporti sessuali. “Molti produttori però non rispettano queste regole – ha dichiarato Dean Fryer, portavoce del dipartimento californiano per la Sicurezza e la Salute – e gli attori non usano preservativo. Così si va incontro anche a malattie come la gonorrea, l’herpes o alla contrazione di batteri come la clamidia”.

In Italia negli anni ’80 il mercato si spaccò in due. Nelle pellicole etero si continuò a non usare precauzioni, mentre il mondo gay scelse la strada della prevenzione (molti attori in quegli anni si erano ammalati ed erano morti). Attualmente nei film quasi nessun attore professionista usa il profilattico e il rapporto orale, in particolare, è sempre non protetto. Vengono però adottati altri accorgimenti, dalle vaccinazioni contro l’epatite B e il papilloma virus all’uso di lubrificanti per ridurre la traumaticità dei rapporti e la possibilità che si formino ferite. Anche da noi c’è l’obbligo di sottoporre gli attori a test periodici ma la loro attendibilità, a causa del lasso di tempo che intercorre tra la contrazione della malattia la sua rivelabilità, non mette al sicuro dal contagio.

Finora una posizione netta in questo senso, a livello europeo, è stata presa dalla Francia, che nel 2006 ha messo al bando dalle sue emittenti televisive tutte le pellicole hardcore con scene di sesso senza protezione. Alcuni registi, come Chi Chi LaRue, hanno anche fatto del “safe sex” un obbligo morale, schierandosi contro chi senza scrupoli mette a repentaglio la salute degli attori. Difficile però regolare un mercato in cui a decidere sono, soprattutto, i gusti degli spettatori.

Fonte: Repubblica.it