Pasticceria sexy? Da secoli abbiamo detto si, a volte senza saperlo, a volte divertiti per l’innocenza di certe golose suggestioni. Del resto anche Madre Natura, con i suoi ortaggi e frutti osé, ha da sempre solleticato le fantasie peccaminose di chi è in grado di fare associazioni piccanti.
Oggi non c’è praticamente regione che non annoveri, nella sua più antica tradizione culinaria, almeno un dolce ispirato al sesso e in particolar modo alle forme femminili.

Pasticceria sexy: una questione di forme

In Puglia e in Abruzzo c’è il sospiro, un morbido boccone di pan di Spagna ripieno di crema e, a volte, glassato. È detto anche tetta delle monache per la forma che ricorda il seno piccolo e candido di una vergine.
In quanto a pasticceria sexy la Sicilia non è da meno con le sue impudiche Minne di Snt’Agata, cupolette di pasta frolla ricoperte di glassa bianca, ripiene di crema al latte o di ricotta, quindi glassate e infine decorate con una maliziosa ciliegia candita.
Nel decalogo carnale della tradizione culinaria italiana ci finiscono il pudico bacio di dama, le sofficissime brioches col tuppo da farcire con gelato o con granita, l’osannato cannolo siciliano, l’umido e gonfio babà napoletano, i biscottini prepuziali che le suore di clausura confezionavano un tempo per gli sposi.
Il dizionario della pasticceria sexy più tradizionale annovera anche un dolce che non ti aspetteresti mai: la sfogliatella, da secoli regina della pasticceria napoletana. La sua forma triangolare, dicono i taccuini storici di gastronomia, pare non sia casuale: usata, nella sua versione primordiale, nei riti orgiastici di epoca romana, perse il richiamo erotico nei monasteri durante il Medioevo, per recuperarlo successivamente, fino a diventare simbolo per eccellenza dell’organo sessuale femminile nel ‘700.
La cucina italiana – e quella dolce in particolar modo – vanta centinaia di ricette, varianti, attribuzioni sexy a posteri, fantasiose storie d’amore ricamante attorno ai dolci più appetitosi.
Di tutte queste tradizioni ha cercato di serbare il ricordo più autentico, tenendosi più o meno sempre alla larga da eccessi pornografici e rivisitazioni spinte. L’effetto del ‘vedo – non – vedo”, del “so – e – non – so” ha sempre reso intriganti questi dolci che, anche privati del loro valore simbolico, piacciono davvero a tutti.
Poi qualcosa, nella storia della pasticceria, ha cambiato le carte in tavola.
L’avvento del nuovo millennio, dell’impiattamento d’autore a tutti i costi, del cake design sempre e comunque, hanno dato modo alla pasticceria classica più universale la possibilità di creare di ogni dolce la sua versione hot.
E così è scoppiato il boom delle vagina cake, degli stampi in silicone che non lasciano molto all’immaginazione, dei lecca – lecca e dei ghiaccioli a forma di pene. Nel neorealismo dell’arte dolciaria ogni simulacro genitale è diventato esplicito. E quanta più è alta la fedeltà alle forme, peletti e nei inclusi, tanto più l’arte della pasticceria sexy avrà prestato fede alle regole della nuova pornogastronomia.

Pasticceria sexy: e se la differenza la facessero gli ingredienti?

C’è dell’altro nelle sperimentazioni del nuovo millennio. E non ha a che fare con le forme.
Domanda: cosa ci vedete di malizioso in un budino così? Oppure in una (apparentemente) banale ciambella ripiena di una soffice spuma bianca golosa?
Probabilmente nulla. Perché in queste nuove sperimentazioni della pasticceria sexy, a fare la differenza sono gli ingredienti.
Prendiamo il noun – and, una versione speciale del classico pandolce giapponese (l’Anpan, ripieno di tradizionale marmellata di fagioli azucki). Ad inventarlo è stato a Tokyo un giovane imprenditore, studente di biologia, che ha pensato di farcire il suo pandolce con una gustosa e stravagante crema a base di proteine di liquido seminale umano. Il noun è diventato così popolare da essere una nuova tipicità. Lo si trova oggi anche nei minimarket h24 e nel reparto surgelati di qualsiasi supermercato della capitale.
A Londra, invece, hanno osato anche di più, impostando un intero corso di cucina sull’utilizzo alimentare dello sperma umano. Il corso ha formato una serie di pastry chef che ora esporteranno nel mondo il budino allo sperma umano, la torta alla crema di sperma, il ghiacciolo e il gelato al liquido seminale. E poi salse, cocktail e persino uno schiumoso cappuccino con variante.
Il sapore di queste preparazioni- promettono gli esperti -, varia in base all’ingrediente principale, lo sperma, il cui sapore è influenzato dall’alimentazione. Scoprirlo al termine di ogni preparazione sarà dunque una sorpresa. Di una cosa i nuovi chef della pasticceria sexy sono però certi: saranno dolci sicuri per la salute di chiunque. La temperatura elevata raggiunta dallo sperma durante la preparazione delle pietanze ucciderà ogni possibile agente patogeno, rendendo la stravagante golosità solo un’eccentrica attrazione per il palato.