Distribuire i preservativi nelle carceri e facilitare i rapporti sessuali dei detenuti con i partner. Questa la proposta – nemmeno troppo provocatoria – del Difensore regionale e garante per i diritti dei detenuti della Lombardia.
La regione vanta il triste primato nazionale di malattie infettive sessualmente trasmesse tra i detenuti: 134 casi accertati di Hiv, in quelle carceri sempre sovraffollate e fuori controllo.
«Dobbiamo porre l’attenzione – dichiara il garante nel corso di un convegno sul tema – sulla necessità di distribuire preservativi nelle carceri. Ma ancora più prioritario è assicurare la possibilità che i detenuti possano avere rapporti sessuali costanti con i propri partner, come avviene in altri Paesi, facilitando così il mantenimento del legame all’interno del nucleo familiare».

Preservativi nelle carceri: cosa accade all’estero
Mentre in Italia fare sesso nei carceri e vietato e quindi i preservativi non hanno permesso di cittadinanza, negli Stati Uniti i preservativi nelle carceri sono obbligatori. Basti pensare che San Francisco ha iniziato a distribuire condom gratuiti ai detenuti negli anni Ottanta per arginare la diffusione delle malattie sessualmente trasmesse. E dal 2015 ha anche installato distributori automatici per evitare imbarazzi: entro il 2020 intende completare l’allestimento dei distributori in 30 carceri di massima sicurezza.
Si dirà che gli USA sono gli USA e che altrove le cose vanno diversamente.
Null’affatto. In Australia i preservativi nelle carceri sono in uso da anni. In Svizzera pure. In Portogallo, è concesso persino il sesso protetto in cella tra coppie gay. Dal 2011 il regolamento penitenziario prevede anche i rapporti dietro le sbarre una volta al mese per i detenuti da almeno sei mesi. Esistono apposite celle coniugali, in cui le coppie, comprese quelle gay, possono sostare fino a tre ore. I preservativi nelle carceri qui sono d’obbligo, anche tra sposi.
Di importante c’è che questo non ha avuto conseguenze negative per la sicurezza nelle prigioni e ora queste misure sono ben accettate dal personale delle carceri e dalle autorità nei paesi dove sono state adottate
Perché i preservativi nelle carceri italiane sono indispensabili
Il tasso di HiV nei penitenziari italiani è 20 volte più alto che nelle comunità esterne al carcere. Quella di Epatite C è ancora più alto. Tutti lo sanno eppure nessuno fa nulla. Già nel 1993 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, resasi conto di quello che accadeva, dispose delle linee guida sull’infezione Hiv e sull’Aids nei penitenziari, spiegando che: «tutti i detenuti hanno il diritto di ricevere le cure per la salute, incluse misure preventive equivalenti a quelle disponibili nella comunità territoriale, senza discriminazione». Tradotto in soldoni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, da quasi 30 anni, ha detto a tutti gli stati di introdurre preservativi nelle carceri.
Ma la diffidenza e i pregiudizi spingono l’Italia, come molti altri Paesi a non introdurre i preservativi nelle carceri. Eppure la scienza ha dimostrato che se ne trarrebbero solo vantaggi. Sul British Medical Journal è stato pubblicato, nel 2013, uno studio australiano condotto dalla University of New South Wales che dimostra come l’introduzione dei preservativi in prigione non provochi alcuno degli eventi drammaticamente negativi pronosticati dagli oppositori. Lubrificante e condom sono stati testati su 300000 detenuti. Il peggio che è accaduto è che qualcuno ha utilizzato il gel (se aromatizzato) come crema da spalmare per la prima colazione o per la rasatura settimanale.
Lo studio, per quanto promettente, non ha avuto seguito.
Altrettanto ignorata è stata la proposta che nel 2015 fu presentata al Senato dal partito dei Radicali, che chiedevano di istituire in carcere le “stanze dell’amore”, dove i detenuti avrebbero potuto intrattenere rapporti affettivi protetti senza controllo visivo.
Anche la Lila (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids) da tempo sostiene la battaglia civile per l’introduzione dei preservativi nelle carceri italiane. Ha presentato proposte di legge a tutti i governi da Berlusconi in poi. E ancora non demorde.
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