L’educazione alla prevenzione del contagio da Hiv potrebbe essere più efficace se impartita ai ragazzi quando non sono ancora sessualmente attivi. Lo rivela uno studio condotto tra circa quattromila studenti americani di dieci scuole differenti.

L’obiettivo era verificare le abitudini e il comportamento sessuale degli adolescenti sia dopo un programma specifico di difesa dalle Mts, sia dopo un normale corso di educazione sanitaria. Gli interessati sono stati intervistati all’inizio e dieci mesi dopo le lezioni. I risultati, pubblicati dalla rivista Archives of Pediatric and Adolescent Medicine, dimostrano che i soggetti con esperienze sessuali già all’attivo prima dei corsi sono più inclini a insistere nei rapporti non protetti e in altri comportamenti a rischio. L’esatto contrario di chi, invece, era “a digiuno”.

«Il nostro studio – spiega il David M. Siegel, autore della ricerca – tende a instradare gli studenti verso una sessualità pulita e sicura e non a incoraggiare un incremento dell’attività sessuale». La scoperta che, dopo le lezioni, le attitudini degli studenti rimanevano influenzate dalle precedenti esperienze «indica il bisogno di un intervento in età prematura, ossia prima che i comportamenti dannosi si siano radicati», prosegue l’esperto.

Il programma educazionale alla base dello studio è il “Rochester Aids prevention project for youth (RAPP)”. Gli insegnamenti parteono da notizie generali in campo sessuale per poi scendere nello specifico, con obiettivo primario la prevenzione e il trattamento dell’Hiv/Aids. I corsi prevedono l’utilizzo di giochi, rappresentazioni e altre attività interattive.