Il preservativo c’è ma non si dice. Con questa frase si potrebbe spiegare lo spot per la Giornata di Lotta all’Aids prodotto dal Ministero della Salute e mandato in onda per il 1° Dicembre 2012.

Ma a cosa ci riferiamo? E’ subito detto… un po’ prima del  1° Dicembre è stato messo in onda (televisione, media vari) lo spot del Ministero della Salute, contenente l’immagine di un preservativo, ma senza che la parola “profilattico” venisse pronunciata.

Alla visione del filmato la Lila ha denunciato il caso, facendo presente come anche quest’anno ci fosse tacito consenso a non pronunciare la parola “preservativo” (o sinonimi vari).

Non solo la Lila, anche altre associazioni si sono ribellate.

Ad esempio, Aurelio Mancuso, presidente Equality Italia ha affermato in un’intervista:Nonostante le belle immagini, che fanno vedere qua e là il condom, nello spot annuale di lotta contro l’Aids, la parola “preservativo” è bandita” e aggiunge sulla censura fatta della parola preservativo interrotta solo da un ministro della Salute, Livia Turco, che approvò una campagna chiara e in linea con le indicazioni sanitarie mondiali” continuando proprio non ce la fa a non preoccuparsi delle possibili invettive curiali, che da decenni impediscono una continuativa ed efficace campagna di prevenzione.

E’ un peccato coinvolgere un attore come Raul Bova, in uno spot così ben confezionato, dove persino si percepisce la presenza di una coppia lesbica e di un gay, e renderlo così inefficace e muto sulle uniche parole da pronunciare: usate il preservativo!.”

Vi chiederete cosa abbia fatto il Ministero? Semplice ha messo in onda un nuovo spot dove il bellissimo Raoul Bova pronuncia anche la parola “preservativo”, aggiungendo (il Ministero) come fosse stato solo un errore tecnico perché nella vera versione il testimonial scandisce chiaramente la parola incriminata. Ecco il video non “censurato”…

Perché la Lila e altre associazioni dovrebbero dubitare del Ministero della Salute? Perché tanta ritrosia nel credere ad un organo della nostra Democrazia? Semplice ed ovvio: perché in questi anni più volte si sono ripetute vere e proprie censure della parola “preservativo” e dei suoi sinonimi.

Per fare alcuni esempi:

  1. Aprile del 2012, in vista degli Europei in Polonia e Ucraina viene tradotto e pubblicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità l’opuscolo per i tifosi, nella versione italiana manca la parola preservativo. La Lila Interviene.
  2. Pochi giorni prima del 1° Dicembre 2011 arriva il divieto da parte degli organi RAI di nominare la parola preservativo durante le trasmissioni del 1° Dicembre scorso. Qualcuno si ricorda lo scandalo della email ricevuta da tutte le redazioni dei programmi e dai conduttori dove si vietava l’utilizzo della parola preservativo? Smentita a parte, ci pensò Fiorello qualche giorno dopo a regalare alcuni minuti di gloria alla televisione italiana con il suo “Salva la Vita Pischelli”.
  3. Nel 2010 lo spot del Ministero della Salute non parla proprio del preservativo, incentrando tutta la comunicazione solo sul Test.

Queste sono solo alcune delle “democratiche” censure statali che il preservativo ha dovuto subire, evitiamo di sottolineare i continui interventi pseudo-cattolici di alcuni nostri politici che vedono solo nell’utilizzo del preservativo il peggiore dei mali e peccati.

Perché così tanta difficoltà a parlare di preservativo? Il test Hiv e il profilattico sono due mezzi di prevenzione di eguale importanza (forse il preservativo è un po’ più utile per la prevenzione), perché non dar loro la stessa importanza comunicativa e lo stesso spazio?

Se uno volesse pensar male (ma sottolineo solo “se”), dovrebbe ricordare il concetto di Stato Laico ad alcuni dei nostri politici e come salvare vite sia più importante che prendere “voti del crocifisso”.

Piccola nota finale: Lo spot rivisto con la parola preservativo non è poi tanto male…