Ora la norma è pronta e, con gioia, il ministro alla Salute Giulia Grillo annuncia sarà anche prestissimo realtà: il test HIV sarà finalmente consentito anche ai minori, senza il previo consenso dei genitori.

Oggi il libero accesso ai test diagnostici, che sono anonimi e gratuiti per tutti, non è invece garantito ai cittadini minorenni, che hanno bisogno di un esplicito consenso del genitore o del tutore.

L’eliminazione di questo paletto normativo è da molti punti di vista una vera e propria manna dal cielo: in primo luogo perché libera i giovani dall’angoscia di “doverlo dire a casa” (cosa che spesso non fanno, rinunciando ad una diagnosi); in secondo luogo perché libera i medici dall’obbligo di un “no” sofferto, nei confronti di chi 16enne maturo o 17enne con un gran patema d’animo, si presenta al pronto soccorso o al consultorio in lacrime e continua a trascinarsi il peso del dubbio fino alla maggiore età.

La fine del veto sui test HiV anonimi per gli adolescenti ha anche ragioni statistiche. Perché al di là dei dati noti, è il sommerso che preoccupa. Nemmeno il Ministero della Salute crede più ai numeri, che parlano di un’incidenza piuttosto alta (15,9 nuovi casi ogni 100.000 residenti) di nuove infezioni tra i 25 e i 29 anni e di appena 500 su 130.000 casi di HiV che coinvolgono minori.

Non ci credono perché centinaia di giovani scoprono di essere infetti a 23-24 anni, ma hanno contratto l’HiV parecchi anni prima, visto che la loro diagnosi è così tardiva che è già possibile parlare di AIDS conclamato.

 

 La Posizione del Ministro alla Salute

Il Ministro Grillo  è tornata a parlare della sua proposta per consentire ai minori di effettuare il test senza l’autorizzazione dei genitori nell’ambito di una «strategia di contrasto all’Hiv e alle malattie sessualmente trasmissibili  in ogni caso complessiva».

«Oggi – ha precisato – i dati ci dicono che i minori hanno anticipato la data dei loro primi rapporti sessuali. Innanzitutto ribadiamo l’importanza dell’uso del preservativo ma è importante anche che i ragazzi possano fare il test senza l’autorizzazione dei genitori». «Servono figure sanitarie vicino ai ragazzi, che non vuol dire avere una figura fissa ma dovrà essere prevista all’interno dell’assistenza territoriale, che possa essere di riferimento. Ho parlato con il mio Dg della prevenzione e ho chiesto di mettere su un programma».

 

La posizione del Garante per l’Infanzia sul test ai minori

Il si del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (Agia) al test per l’Hiv ai minorenni senza il consenso dei genitori, non è comunque incondizionato ma a patto che siano rispettate tre condizioni:  la prima è che i test avvengano in un contesto protetto e dedicato nell’ambito del Servizio sanitario nazionale; la seconda è che in caso di positività ai test i genitori o il tutore siano coinvolti al fine di garantire alla persona di minore età un adeguato supporto affettivo nella gestione della notizia e della terapia. Infine, è necessario promuovere capillarmente una cultura della prevenzione e l’educazione all’affettività e alle emozioni”. L’Autorità garante si è inoltre resa disponibile a fornire il proprio contributo al ministero della Salute già in fase di redazione di un eventuale disegno di legge in materia.

Il parere tiene conto delle osservazioni della Consulta dei ragazzi dell’Agia, l’autorità consultiva composta da 18 studenti di scuole medie e superiori, che hanno espressamente richiesto di poter  ricevere informazioni adeguate a scuola e attraverso campagne sociali e spot. Sulla necessità di una cultura della prevenzione e sull’educazione alla sessualità si era espressa, il 21 settembre 2017, anche la rete europea dei garanti (Enoc) con un’apposita raccomandazione, a suo tempo inviata dall’Agia al ministero della Salute e al Miur.

 

La posizione dell’UNICEF sul test ai minori

Non è un caso che l’UNICEF da anni, a dispetto delle leggi nazionali, continui a sottolineare l’importanza dell’accesso al test per tutti quei minori già coinvolti in attività adulte. La sua posizione è netta: «così come il sesso è consentito tra adolescenti, allo stesso modo non è possibile considerare illegale il test tra i minori».

Dopo il richiamo del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, in Europa molti stati si sono già adattati, abbassando la soglia di età per l’accesso ai test: i limiti per poter richiedere autonomamente il test per l’HiV sono di 14 anni in Germania, Svizzera e Regno Unito, 15 anni in Estonia, 16 anni in Danimarca, Lettonia, Portogallo, Slovenia e Spagna.

La difficoltà da superare, secondo l’UNICEF, è però oggi un’altra: è quella costellazione nebulosa di leggi che, combattendo tra il desiderio di includere gli adolescenti nei programmi di prevenzione della salute del minore e la volontà di non limitare troppo le responsabilità genitoriali, ha creato un patchwork impossibile da tradurre in regolamenti generali.

Tuttavia qualcosa va fatta e di corsa, visto che: «Gli studi hanno dimostrato che in quei paesi in cui è richiesto il consenso, l’accesso al test degli adolescenti è fortemente ridotto, a causa delle reazioni negative dei genitori che gli adolescenti tanto temono. E senza accesso anonimo ai test per tutti, nessuna azione di prevenzione sarà mai davvero efficace».