E che fine mai avranno fatto quei centimetri persi nel tempo?

Non ha basi scientifiche, ma l’analisi pubblicata qualche tempo fa dal quotidiano inglese The Telegraph, ha spaventato tanti maschietti orgogliosi mettendoli di fronte ad un imbarazzante dato di fatto: nell’ultimo secolo l’organo sessuale maschile si sarebbe accorciato di due centimetri.

Già nel 2013 uno studio sulle caratteristiche antropometriche di pene e testicoli dei maschi italiani a cura del Servizio per la patologia della riproduzione umana dell’Università di Padova aveva individuato un rattrappimento generalizzato delle taglie: il pene degli italiani, dal 1948 al 2013, secondo le stime di eminenti studiosi, si era accorciato di quasi 1 cm, passando dai 9,7 cm agli 8,9 di lunghezza. Meglio non raccontare ai propri nonni i frutti dell’amara constatazione: nonostante la guerra e il post guerra, con quante ne avevano vissute e sopportate, potevano considerarsi, età considerata, più virili e in forma  dei giovani vissuti nell’era del benessere a portata di click.

Dove sono finiti quei due centimetri persi in un secolo? La causa dell’accorciamento del pene sarebbe da attribuire proprio al benessere: alle malattie croniche che influiscono sulla frequenza delle erezioni, all’effetto femminilizzante degli estrogeni di cui sono ricchi tanti alimenti moderni, tra cui la carne rossa che finisce ogni giorno sulle nostre tavole, all’obesità infantile, che influisce negativamente sulla produzione di ormoni nell’età dello sviluppo.

Prima di entrare nel panico, maschietti, sappiate però una cosa: la misurazione della lunghezza del pene non ha mai avuto veri e propri standard, né accordi internazionali. Così potrebbe anche essere accaduto che mentre un tempo le misure erano prese da un punto all’altro, nel tempo le convenzioni siano cambiate. E poi c’è chi misura il pene quando è flaccido, chi quando in erezione, consapevole che le cose possono cambiare fortemente e che esistono stadi intermedi, tra l’uno e l’altro stato, in grado di produrre significative variazioni.

Caldo, freddo, umore, preoccupazioni, impercettibili imbarazzi e sensazioni di disagio avrebbero effetto immediato sulle dimensioni, che nel corso di una stessa giornata, a seconda del contesto e dello stato di salute, potrebbero cambiare anche più volte senza preavvisi né sintomi che si fanno percepire. E poi… non sono le dimensioni quelle che contano, non è vero?