Continua a fare tristemente notizia il caso di Claudio Pinti, il 36enne di Ancora sieropositivo che avrebbe infettato volontariamente oltre 200 persone tra uomini e donne, con rapporti non protetti.

L’uomo, in carcere per lesioni gravissime e presunto omicidio della ex compagna, morta a causa dell’Aids proprio dopo essere stata contagiata da Pinti,  è detenuto presso la casa circondariale di Montacuto. Ma sarà presto scarcerato, per condizioni salutari non compatibili con il regime carcerario.

Pinti difatti, non si è mai sottoposto alle cure antiretrovirali che permettono di tenere a bada l’Hiv e consentono a chi ne è affetto di condurre una vita regolare, anche dal punto di vista sessuale.

Le ultime ricerche, condotte su quasi mille coppie omosessuali di 14 paesi europei e presentate al congresso mondiale sull’Aids  terminato ad Amsterdam il 27 luglio, confermano che chi è in cura continuativa ha una carica virale talmente bassa che potrebbe anche fare sesso non protetto senza mai contagiare nessuno. Tuttavia, per precauzione e poiché il virus è sempre in agguato, nessun medico si azzarderebbe mai a consigliare il sesso libero per chi è affetto da Hiv.

Per Pinti le cose stavano diversamente: lui fa parte di quella schiera di “negazionisti dell’Hiv” contro cui il mondo della medicina italiana ha da anni ingaggiato una battaglia ferratissima, perché sono loro, quelli che affermano che “l’Hiv non esiste” o non è contagioso, quelli che ne promuovono la diffusione.

L’inchiesta su Claudio Pinti, l’untore di Ancona, frattanto continua

Mentre Claudio Pinti sarà costretto ad uscire temporaneamente dal carcere e ad essere sottoposto alle cure previste dalla legge, l’inchiesta a suo carico continua.

Ad oggi sarebbero dieci le donne che, contattando la Questura di Ancona per parlare con la Squadra mobile, avrebbero rivelato di avere avuto rapporti sessuali non protetti con l’autotrasportatore.
Tutte, dopo essersi sottoposte al test, risultano sieropositive.

I contatti con Pinti, avrebbero rivelato le donne, sarebbero avvenuti tramite chat di siti di incontri. Le donne che si sono rivolte alla polizia hanno una età dai 35 ai 40 anni e vivono nelle Marche, diverse in provincia di Ancona. Alcune di loro sono sposate, anche madri di famiglia. Tutte hanno perso, oltre alla serenità, anche la salute e la dignità.

Starà a tutte le vittime adesso decidere se formalizzare una denuncia a carico del presunto untore di Ancona o meno.  Frattanto per loro, contagiate dopo un unico rapporto non protetto con Pinti, si sono spezzate tante cose: speranze, vite familiari, legami, sogni.  La differenza che passerà tra la loro e il calvario che le aspetta e chi, pur trasgredendo, ha fatto sesso protetto, è molto sottile. Sottile quanto un preservativo di pochi centesimi di euro, in grado di salvare milioni di vite.