L’orgasmo femminile, di cui abbiamo parlato diverse volte sotto molteplici punti di vista continua ad essere oggetto di ricerca scientifica per la sua difformità e per le anomalie che presenta all’interno della sfera sessuale femminile.
La rivista New Scientist ha di recente pubblicato un articolo che cerca di far luce su alcuni aspetti della sessualità delle donne. Ad esempio si è scoperto che durante l’orgasmo molte aree del cervello femminile si spengono”, comprese quelle dedicate alle emozioni.
Negli uomini questo effetto è di rilevanza minore, perché il loro orgasmo ha una durata temporale più breve. Forse questo potrebbe essere l’unico caso, scientificamente provato dopo Homer Simpson, in cui il cervello maschile resta in stand-by meno tempo di quello femminile.
Per quanto riguarda l’anorgasmia uno studio americano del 1999 ha rilevato che il 43% delle donne statunitensi avrebbe problemi a raggiungere l’orgasmo, ragion per cui alcuni ricercatori si chiedono se sia sbagliato considerare l’ anorgasmia una malattia, visto che quasi la metà delle donne vive questa condizione.
Nonostante questo le terapie farmacologiche allo studio per combattere questo problema sono tante, tra cui una a base di Viagra, che ha però dato fino ad oggi risultati non completamente soddisfacenti. Tra le terapie di tipo tecnologico invece farà sorridere pensare all’Orgasmatron, marchingegno d’invenzione cinematografica nel film “Il Dormiglione”di Woody Allen, che da il nome ad un vero e proprio dispositivo propedeutico all’orgasmo, inventato nel 2006 dal dottor Dr. Stuart Meloy.
Si tratta di un impianto spinale, capace di stimolare la donna “al momento giusto” controllabile con un telecomando. Il solo pensiero piuttosto che eccitare fa rabbrividire ma nonostante le difficoltà inziali a trovare dei soggetti disposti alla sperimentazione, il dispositivo e il protocollo terapeutico ad esso associato sono attualmente in fase di sviluppo.
Che sia una questione genetica quella di raggiungere o non raggiungere l’orgasmo? Secondo uno studio condotto nel 2005 in Gran Bretagna, il 45% delle variabili capaci di influenzare l’orgasmo femminile sarebbe di origine genetica. Certo non sembra un argomento di facile conversazione in un pudico rapporto tra madre e figlia: “mamma tu raggiungi l’orgasmo? quanto spesso, come e perchè? Mi passi il sale per favore?”
A differenza dell’orgasmo maschile, che vede la sua funzione biologico-antropologica nell’atto riproduttivo, l’orgasmo femminile resta dal punto di vista evolutivo una chimera scientifica. Otre a rilassare, distendere, far godere, avere una pelle più luminosa ed appianare molti contrasti tra innamorati, qual è la sua funzione?
Alcune donne lo raggiungono sempre, altre spesso, altre mai, alcune conoscono solo quello clitorideo, alcune lo raggiungono solo con l’autoerotismo, alcune sentono il proprio punto G con assoluta consapevolezza, altre ne ignorano del tutto l’esistenza ecc…
Secondo la ricercatrice Elisabeth Lloyd questa non uniformità nella sfera sessuale femminile significherebbe che il piacere della donna è solo un “incidente evolutivo” come i capezzoli dell’uomo, che resistono solo perché non c’è nessuna buona ragione per farli sparire. Non so se da oggi mi inquieterà di più pensare al mio piacere sessuale come un incidente evolutivo, o guardare i capezzoli di un uomo pensando che non hanno più ragione di esistere. A volte la scienza fa davvero paura.
Fonte: Pinkblog.it