C’è un nuovo trend in Giappone, tutto anti-sesso. Secondo la ricerca dell’Istituto nazionale di ricerca sulla sicurezza sociale e la popolazione nipponico., il 42% dei ragazzi e il 44,2% delle ragazze dai 18 ai 34 anni sono vergini. Anzi, la maggior parte – ben il 69,8% per gli uomini e il 59,1% le donne – non solo dicono no al sesso, ma non hanno alcun interesse ad avviare una relazione sentimentale.

Lo studio, condotto ogni cinque anni, è stato condotto su un campione di 5.276 coppie non sposate, ma non prende in considerazione le coppie omosessuali. Rispetto alla precedente ricerca, fatta nel 2011, questa volta si sottolinea il fenomeno degli “erbivori”, in crescente aumento:  sono gli Soshokukei danshi, uomini giapponesi che non dimostrano alcun interesse per il sesso né per la vita di coppia.

Altro che “Impero dei sensi” (il film del 1976 del regista Nagisa Oshima che ha raccontato per la prima volta l’amore e l’erotismo di due amanti, ispirandosi a un fatto di cronaca avvenuto negli anni Trenta). Per sdrammatizzare, pensiamo che forse sarebbe il caso di proporre una versione made in Japan del film americano Quarant’anni vergine (nella foto). Non credete anche voi?

Darlin 40 anni vergine

 

Cosa fa il Governo
E pensare che in Giappone è molto grave il problema della bassa natalità su scala nazionale, a cui segue ovviamente l’invecchiamento della popolazione over 65. Secondo le stime del 2012 il numero di cittadini giapponesi potrebbe precipitare da 127 milioni a circa 86 milioni entro il 2060, stiamo parlando di un terzo rispetto al numero attuale.

Il premier Shinzo Abe infatti tra i suoi obiettivi ha anche quello di incrementare il tasso di fertilità, proponendo nuove misure sociali ed economiche che porterebbero a un numero maggiore di asili nido, a una crescita dell’occupazione femminile di almeno il 30 per cento, al miglioramento dell’assistenza sanitaria e delle condizioni dei lavoratori stranieri.

Donne e carriera
Un’ulteriore dato allarmante conferma come le donne giapponesi preferiscono la carriera alla maternità. La formula è: meglio single che una famiglia a carico, col rischio di perdere il successo professionale. La fascia comprende le ragazze tra i 20 e i 24 anni e le donne tra i 35 e i 39 anni. Un “pegno” da pagare se al primo posto c’è il lavoro e l’indipendenza professionale, alla fine non restano che consolarsi con il conto in banca e i sex toys nel cassetto della biancheria.

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