Uno studio attuale sta cercando di adattare e rendere valido, anche in lingua italiana, l’Internet Sex Screening Test utilizzato per identificare lo screening delle attività sessuali online e quindi del cybersex.

Il fenomeno del cybersex va a raggruppare, genericamente, tutte le attività sul web che mirano a una gratificazione sessuale. Queste attività possono spaziare dalla visione di materiale pornografico, alla partecipazione a chat a carattere erotico, all’utilizzo di webcam o simulatori di attività sessuali in 3D.

Coloro che hanno un’ossessione verso l’attività sessuale su internet, rispondono al concetto di cybersex addiction ma attualmente non vi son abbastanza dati certi per effettuare una diagnosi clinicamente valida nonostante molta parte della popolazione mondiale utilizza, attualmente, internet per scopi sessuali. Da alcune indagini è stato dimostrato che cresce del 13% il numero delle ricerche online legate al sesso.

La diagnosi di disturbo da dipendenza sessuale non annovera tra le patologie la dipendenza da sesso online, la masturbazione compulsiva attraverso videopornografia online e coinvolgimento in giochi erotici in rete. Tutti disturbi legati indirettamente a depressione, ansia e a difficoltà relazionali e nell’intimità, sentimenti di colpa e vergogna.

Tali problematiche sembrano essere catalogate nel DSM-5 come il disturbo da gioco d’azzardo o disturbo da uso di internet, ma è specificato che non si possiedono ancora dati sufficienti e che necessitano di maggiori ricerche, specie per:

Internet Sex Screening Test

 

  • la perdita di controllo in seguito al comportamento cybersessuale,
  • incapacità di controllare o interrompere il comportamento cybersessuale;
  •  Eccessive tempistiche quotidiane dedicate alla masturbazione o visione di contenuti sessuali online;
  • Cybersesso per regolare stati emotivi;
  • Necessità di maggiore tempo prima di raggiungere una gratificazione sessuale con un nuovo contenuto erotico online.

Cyber Sex in Italia: come si comportano gli italiani nei confronti del sesso online?

L’endocrinologo Carlo Foresta ha condotto un’indagine su 5000 studenti dell’età compresa tra 18 e 21 anni frequentanti l’ultimo anno degli istituti superiori presso istituti del Veneto e di altre Regioni. L’indagine ha rivelato che col la quarantena, più del 30% delle studentesse ha ammesso di collegarsi abitualmente a siti pornografici, percentuale che negli anni precedenti era del 15% (2018-2019), con un aumento dell’autoerotismo. La percentuale rimane la stessa per gli studenti di sesso maschile l’ 89%. Il 63% visitano i siti pornografici regolarmente durante la settimana, mentre l’8% almeno una volta al giorno, con tempi di connessione tra i 20 e i 30 minuti.

Questa rilevanza clinica fa scattare l’allarme sulla necessità di una validazione di uno strumento in grado di rilevare quando i comportamenti sessuali legati al web diventano dei veri e propri disturbi.

L’ISST (Internet Sex Screening Test) è uno dei questionari utilizzati nello screening delle attività sessuali online a livello mondiale. Attualmente gli studi stanno cercando di renderlo adattabile anche alla popolazione italiana.