Nell’industria del porno gay si torna a parlare di “bareback” (letteralmente “schiena nuda”), termine adoperato dalla comunità omosessuale americana per indicare i rapporti anali non protetti. Fortemente sconsigliata a partire dagli anni Ottanta, quando la piaga dell’Aids cominciò a mietere le prime vittime, questa pratica non ha mai smesso di esistere nella pornografia etero, a differenza di quanto accaduto in quella gay, che per oltre un ventennio ha sostenuto l’uso del preservativo.
Recentemente, però, qualcosa è cambiato. Soprattutto negli Stati Uniti, dove ha luogo buona parte produzione. Il boom del mercato – sono oltre 300 le case produttrici – e la spietata concorrenza che ne è seguita hanno fatto sì che i “pesci piccoli”, per competere con le major del settore (in grado di assicurarsi attori e registi migliori), si stiano nuovamente orientando verso i video con contenuti bareback. Lo scenario che si va configurando è dunque il seguente: da una parte ci sono le grandi case di produzione, ancora in prima fila nella promozione del sesso protetto; dall’altra le piccole concorrenti, pronte a sfruttare il fascino della trasgressione che il bareback ha oggi acquisito.
Per le prime è soprattutto una questione d’immagine giacché la comunità gay americana è molto influente e non conviene farsela nemica. Senza dimenticare le associazioni come la Adult Industry Medical Healthure Foundation, che si occupano di prevenzione dell’Aids esclusivamente nel mondo del porno (gay o etero che sia). Per le seconde è invece una questione di sopravvivenza. Non hanno nulla da perdere e quindi non si fanno scrupoli nel proporre un pericoloso ritorno al passato. Tanto che alcune di loro (SX Video, Cobra Video, Hot Desert Knights, Treasure Island Media, solo per fare qualche esempio) sono sorte solo per produrre bareback.
Il problema è che il buon successo delle case minori, unito alla globalizzazione della pornografia gay (dovuta in primo luogo a Internet), sta spingendo a investire in questo settore anche fuori dagli Usa, laddove la cultura del sesso protetto non è poi così diffusa. Ecco allora che, nell’Europa dell’Est, nascono compagnie come la S.E.V.P. e la Eurocreme che, pur producendo bareback, possono reclutare interpreti di un certo livello. Persino in Italia qualcuno ha fiutato l’affare e sembra intenzionato a intraprendere tale percorso. Siamo dunque di fronte a un fenomeno di tendenza, una nuova moda che rischia di svilire la funzione formativa svolta dalla pornografia per tanti gay che, attraverso di essa, iniziano a esplorare la propria sessualità.
Infine non vanno sottovalutati i rischi per gli stessi performer. Il fatto che, nel 2004, si siano ammalati di Aids circa 400 attori di film porno etero americani (ambiente super controllato, ma dominato dal bareback) dovrebbe suonare come un campanello d’allarme. E invece anche le major del porno gay cominciano a cercare compromessi per non deludere i fan del sesso senza preservativo. Un esempio su tutti è costituito dalla Falcon, che ha recentemente lanciato Aden e Jordan Jaric, la prima coppia monogama di performer omosessuali. Chissà che anche questo non diventi un trend.