Mazze più resistenti e lucenti che mai grazie ai preservativi. Piano, che avete capito? Le mazze in questione sono quelle da hockey su prato, la cui estremità può essere rivestita da un condom per migliorarne le prestazioni.
È quanto accade in India, dove la R.K. Sports, azienda con sede a Jalandhar che produce il popolare marchio Rakshak, ha sviluppato una nuova tecnica, capace di rendere il prodotto più liscio e robusto. La spiegazione è nelle parole di Sanjay Kohli, manager della R.K. Sports: «L’idea di applicare un preservativo sulla superficie dell’uncino nasce da oltre cinque anni di osservazione sull’usura e sulla rottura delle mazze. Prima si inseriva una retina di plastica, che però, deteriorandosi, rendeva impossibile la riparazione».
L’uncino è appunto la parte terminale dell’attrezzo, la più importante perché serve a colpire la palla. La sua costruzione richiede un lavoro certosino, che spesso è vanificato proprio dalla scarsa resa della retina di plastica. Se la stessa non aderisce perfettamente, l’intera mazza non può essere venduta ed è destinata alla fornace. «Questo era il mio incubo più ricorrente – rivela Kohli – perché non riuscivo a essere in regola con gli ordini». Di qui il via a nuovi esperimenti: «Un giorno ho comprato una scatola di profilattici e… l’esito è stato sorprendente. Il condom aderiva al legno come la retina non aveva mai fatto prima».
Nonostante i buoni risultati, il manager, che supervisiona personalmente l’inserimento dei preservativi, ha esitato prima di adoperarli su larga scala. Il motivo? Un po’ di comprensibile imbarazzo: «I preservativi sono solitamente adoperati per altre pratiche – dice – e sembra assurdo utilizzarli per fabbricare materiale sportivo. Ma alla fine ho preso la mia decisione ed è stata una decisione saggia».
Gli inconvenienti, comunque, non sono mancati. Col tempo i commercianti dai quali la R.K. Sports si riforniva si sono insospettiti e hanno cominciato a pensare che fosse stato aperto un bordello nelle vicinanze. A raccontarlo è ancora Kohli: «Uno degli impiegati che abitualmente si recava ad acquistare i profilattici un giorno tornò correndo e mi disse che il negoziante non ci avrebbe più venduto la merce senza conoscere l’uso che volevamo farne. Non fu facile convincerlo che la nostra storia era vera».