Soldi per chi fa sesso sicuro. L’esperimento sarà avviato nelle zone rurali a sud della Tanzania nel tentativo di arginare la diffusione dell’Aids e, se avrà successo, potrà essere applicato su larga scala.

A rivelarlo è il Financial Times, che illustra anche le cifre dell’operazione: tremila, tra uomini e donne, sono le persone coinvolte, tutte di età compresa tra i 15 e i 30 anni; 45 dollari (un quarto del reddito pro capite annuo di quella zona) è il bonus che ciascuna di loro riceverà se dimostrerà di non aver contratto alcun virus dopo un periodo di sei-otto mesi. Il progetto, che dovrebbe partire dopo l’estate, ha attirato l’attenzione di sponsor prestigiosi quali la Banca Mondiale, la William and Flora Hewlett Foundation, la Population Reference Bureau e lo Spanish Impact Evaluation Fund, pronti a mettere insieme 1,1 milioni di euro per finanziarlo.

Insomma, denaro contante per incoraggiare comportamenti sessualmente responsabili. Un tentativo di corruzione, ironizza qualcuno. Un passo avanti nella lotta contro la malattia, sostiene qualcun altro. Come Carol Medlin dell’Università della California, una delle istituzioni incaricate di effettuare i test. Ecco le sue parole: «Siamo fiduciosi che questa prostituzione al contrario induca la gente a riflettere sulle conseguenze negative a lungo termine di atteggiamenti poco prudenti».

Ma è davvero plausibile che, in caso di esito soddisfacente, il sistema trovi applicazione su larga scala? In altre parole, se anche l’epidemia regredisse, dove trovare la somma necessaria per andare oltre i confini della Tanzania? È il dubbio avanzato dal quotidiano britannico, che tuttavia sottolinea come i risultati dell’esperimento possano essere analizzati in fretta, mentre i test su nuovi farmaci richiedono molto più tempo.

Gli esperti ritengono comunque che l’iniziativa, se porterà i frutti sperati, sia in grado di attirare gran parte dei sostegni economici ora diretti verso l’educazione, la prevenzione e la cura.