Tra i punti del programma del neo-rieletto Presidente Usa Bush, ne compare uno per il quale sono stati stanziati finanziamenti quasi tre volte superiori rispetto a quelli del 2001. Si tratta dei dell’educazione sessuale nelle scuole e dei programmi basati sull’astensione dal sesso, che secondo molti osservatori vantano ben poche prove di efficacia. Se ne occupa il quotidiano New York Times con un articolo al vetriolo.

Secondo il New York Times è facile capire come con “educazione sessuale basata sull’astinenza” si intenda in pratica un assalto all’educazione sessuale in sé. È evidente, infatti, come i risultati plausibili non siano un maggior numero di giovani che conservano la loro verginità, ma più gravidanze, più aborti, più casi di gonorrea e morti per AIDS.

L’aspetto preoccupante della questione è che educare all’astinenza non significa soltanto promuovere l’astensione dai rapporti sessuali ma anche una totale cecità nei confronti della contraccezione, dunque, il rifiuto di investire in campagne di informazione che spieghino la contraccezione. Per ottenere i fondi federali, ad esempio, i programmi di educazione sessuale che promuovono l’astensione sono tenuti per legge a non parlare di preservativi o altri metodi contraccettivi – fatta eccezione ovviamente per quando si tratta di spiegare la loro fallibilità come metodi. Grazie a questi programmi per i ragazzi trascorrono tutte le superiori senza che venga spiegata loro nessuna possibilità al di là della possibilità astenersi dai rapporti sessuali. Nonostante ciò il 60 per cento degli adolescenti americani fa sesso prima dei 18 anni.

Se si guarda alla storia Usa, i conservatori da sempre si sono sforzati di lottare contro tutti i modi e le forme in cui il sesso può essere menzionato. Basti pensare che quando nel 1906 il Ladies’ Home Journal ha deciso di pubblicare articoli sulle malattie veneree 75.000 lettori hanno annullato i loro abbonamenti.

I conservatori hanno vietato che venissero inviate informazioni sulla pianificazione famigliare e Margaret Sanger è stata imprigionata nel 1916 per aver cercato di vendere un opuscolo sul controllo delle nascite ad un poliziotto in borghese. Il silenzio imposto sul sesso non ha fatto altro che favorire la diffusione delle malattie veneree (un medico di New York, probabilmente esagerando, ha sostenuto che nel 1904 il 60 per cento degli uomini americani hanno contratto la sifilide o gonorrea) e fortunatamente questo ha permesso all’educazione sessuale di guadagnare gradualmente terreno.

Di risposta i conservatori hanno avuto un’idea brillante: invece di combattere direttamente il sesso, hanno intrapreso una campagna informativa per favorire esclusivamente i programmi di educazione sessuale che promuovessero solo l’astinenza, eliminando tutta la discussione sulla contraccezione.

Una mossa riuscita. Se nel 1988 un’indagine del Alan Guttmacher Institute ha riscontrato che soltanto il 2 per cento degli insegnanti di educazione sessuale aveva scelto un approccio basato sull’astinenza, oggi secondo i dati dell’istituto sono un quarto a farlo. Fortunatamente altri gli altri paesi hanno scelto strade diverse concentrandosi molto di più nel fornire informazioni sulla contraccezione. Il risultato? Anche se gli adolescenti negli Stati Uniti hanno un’attività sessuale confrontabile con quella degli adolescenti canadesi o europei, le ragazze americane hanno più del quadruplo di probabilità delle tedesche di restare incinte e un rischio maggiore di cinque volte rispetto alle ragazze francesi; inoltre le probabilità di avere un aborto sono sette volte maggiori rispetto alle olandesi.

I giovani americani hanno cinque probabilità in più di contrarre l’HIV dei ragazzi tedeschi; inoltre, il tasso di diffusione della gonorrea tra gli adolescenti è 70 volte maggiore negli Stati Uniti che nei Paesi Bassi o in Francia.

La campagna nazionale per ridurre le gravidanze tra le adolescenti negli Stati Uniti ha esaminato i dati di valutazione del successo di tali campagne di educazione sessuale basate sull’astensione, concludendo che attualmente non esistono prove fondate sulla loro efficacia del ritardare l’età del primo rapporto o ridurre le gravidanze tra le adolescenti. O meglio, invece, esistono alcune prove che documentano come aumentino il numero di rapporti non protetti con tutti i rischi annessi. Lo studio più accurato sull’argomento hai coinvolto 12.000 giovani, riscontrando che coloro che si sono impegnati a mantenere la verginità hanno avuto rapporti sessuali 18 mesi dopo coloro che non avevano preso l’impegno; l’88 per cento di chi si è impegnato per l’astensione ha avuto rapporti prima del matrimonio.

Ma la cosa peggiore e che chi promette di astenersi mostra una minore tendenza ad usare contraccettivi durante i rapporti: solo il 40 per cento dei ragazzi usa il preservativo contro il 59 per cento di chi non ha promesso la castità.

Diverso è il discorso per i programmi educativi che accanto al consiglio dell’astinenza informano sulla contraccezione che mostrano una loro efficacia nel posticipare il primo rapporto e favoriscono il ricorso alla contraccezione.