L’educazione sessuale, entro la prima metà del 2019, arriverà in Parlamento.
Almeno secondo quanto dichiarato dall’on. Luigi Gallo (M5S), presidente della VII Commissione (cultura e istruzione) alla Camera.
Politico, ingegnere informatico, ma soprattutto docente, Gallo ha presentato, assieme all’on. Veronica Giannone – anche lei grillina – un’interrogazione al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti per chiedere che l’educazione sessuale entri a pieno titolo tra le materie scolastiche italiane.

Il caso: docente di Religione scatena il panico tra gli alunni per dire no all’aborto

A scatenare il caso, prima della pausa scolastica di Natale, fu la notizia che in Puglia, a Monopoli, un docente di religione aveva utilizzato immagini raccapriccianti, per raccontare quale orrore fosse l’aborto.
Antiabortista, il docente non si era preoccupato del trauma che avrebbe causato sottoponendo ai suoi alunni quindicenni immagini vietate ai minori. Nel documentario dal titolo ‘L’Urlo Silenzioso’, documento del 1984 utilizzato dai movimenti pro-life per giustificare il no all’aborto, vengono mostrate scene esplicite di aborti, accompagnate da termini come ‘bambino dilaniato’ o ‘bambino smembrato’. Il titolo fa riferimento al “grido silenzioso di dolore” che, secondo il regista, il feto intenderebbe emettere aprendo la bocca durante l’intervento.
Nel 1985 la commissione di medici esperti nominata dall’organizzazione Planned Parenthood, criticata espressamente nel documentario, bocciò però il filmato, ritenuto: «disseminato di inaccuratezze, affermazioni false e esagerazioni, scientifiche, mediche e giuridiche».

Pur nelle buone intenzioni di invito alla prudenza, il docente della scuola di Monopoli aveva violato, presentando un documentario violento e inesatto, i principi di tolleranza, pluralismo e soprattutto rispetto propri della scuola. Di qui la mobilitazione della politica e, per la prima volta, la pubblica dichiarazione di un parlamentare: “dopo il caso Monopoli urge un dibattito sull’educazione sessuale nelle scuole”.

«Nel libro ‘Educazione Diffusa’ che ho scritto insieme al pedagogista Paolo Mottana dell’Università di Milano Bicocca – spiega Gallo – abbiamo sottolineato come le emozioni, le relazioni e finanche la vita dei nostri ragazzi, non trovano cittadinanza in un sistema burocratico e rigido come l’organizzazione scolastica di oggi, un sistema di cui soffrono studenti, ma anche docenti e dirigenti illuminati».
«A gennaio dopo l’inserimento dell’educazione motoria, in Commissione Cultura alla Camera apriremo il dibattito anche sull’educazione sessuale e sulle libertà individuali che la nostra Costituzione tutela».

 

Questo non significa che automaticamente a scuola si studierà obbligatoriamente educazione sessuale, come avviene in Germania dal 1968, in Danimarca, Finlandia e Austria dal 1970, in Francia dal 1998, ma è già un passo avanti.

Perché introdurre l’educazione sessuale a scuola

Secondo l’UNESCO, che ha monitorato i programmi di educazione sessuale nelle scuole del mondo, studiare la materia aumenta del 40% l’uso del preservativo tra i giovani e riduce i comportamenti a rischio del 53 %. Un video solo, scelto per scatenare il panico su un argomento di cui non viene detto nulla, non produce nulla. Se non terrore.