Solo lo 0,3% delle italiane sotto i 19 anni ha ricevuto una buona educazione sessuale e appena una su quattro raggiunge un livello sufficiente. Lo rivela un sondaggio promosso congiuntamente dalla Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e dalla Simg (Società Italiana di Medicina Generale) tramite il progetto Scegli tu.

E siccome il nostro paese è agli ultimi posti per utilizzo di preservativi e altri metodi anticoncezionali, gli esperti convengono sull’opportunità di introdurne la distribuzione diretta, seppur controllata, nelle scuole superiori. È favorevole il 67% dei 616 camici bianchi coinvolti, che considera la scuola come l’ambiente più indicato per apprendere nozioni di sessualità. Ma un contributo importante può arrivare anche da famiglia e media (è d’accordo il 49% degli interpellati), senza dimenticare la funzione degli stessi medici (49%).

«Risultati che fanno riflettere ed evidenziano la vulnerabilità contraccettiva delle italiane», ha commentato Alessandra Graziottin, direttore del centro di Ginecologia e Sessuologia Medica presso l’ospedale San Raffaele di Milano. «Alla luce di questo scenario – ha proseguito la dottoressa – appare necessario cambiare orientamento: se i giovani non vanno al consultorio familiare, è opportuno che il medico vada nelle scuole a parlare in modo corretto di sessualità e metodi contraccettivi sicuri. Anche con lo psicoterapeuta».

Intende invece passare dalle parole ai fatti Emilio Arisi, consigliere nazionale della Sigo: «Nei prossimi giorni chiederemo al ministero della Pubblica Istruzione che sia previsto un punto di riferimento stabile per l’educazione sessuale negli istituti scolastici. In Italia è forse eccessivo parlare di allarme, ma anche da noi sono in aumento le gravidanze indesiderate tra le più giovani. Al di là dei numeri, si tratta di casi drammatici per le pesanti ripercussioni sulla psiche e per le condizioni sociali della ragazza e della sua famiglia».