Nelle ultime settimane, in India, la lunghezza del pene è diventata un argomento da prima pagina. Il Consiglio indiano per la ricerca medica ha infatti completato una ricerca, durata due anni, che ha coinvolto milleduecento indiani – tutti volontari – a cui è stato misurato il pene al millimetro.

Analogamente a quanto era accaduto per un’analoga ricerca in Germania, i risultati hanno provocato un grande imbarazzo nella società indiana: quel che è emerso, infatti, è che la maggior parte dei maschi esaminati ha il pene più piccolo rispetto agli standard internazionali usati per la produzione di profilattici – una differenza che va dai 2,4 ai 5 centimetri. Secondo la ricerca questo implica che, durante i rapporti sessuali, il 20 percento dei condom si sfila o si rompe: uno su cinque, quindi, è inefficace, con le prevedibili conseguenze in termini di gravidanze indesiderate e trasmissione di infezioni di ogni tipo.

La soluzione sarebbe produrre per il mercato indiano preservativi più piccoli, ma – come sottolinea il dottor Chander Puri, membro del Consiglio indiano per la ricerca – bisognerebbe venderli nei distributori automatici perché gli uomini si vergognerebbero a chiedere in farmacia la taglia “extra-small”.

Ignoranza e contagio. L’inadeguatezza dei preservativi è una delle tante difficoltà che la società indiana deve affrontare nel campo della lotta alle malattie sessualmente trasmissibili, e in particolare all’Hiv che, secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha contagiato oltre cinque milioni di persone nel Paese.

Il problema maggiore sembra rimanere la basilare ignoranza, soprattutto fra le donne, delle modalità di trasmissione del virus, come emerge dai risultati di un’indagine condotta a livello nazionale.

Nello Stato indiano del Rajastan, ad esempio, meno del 40 percento delle donne intervistate ha mai sentito parlare dell’Hiv, mentre nel Bengala occidentale solo il 24 percento delle donne sa che il preservativo rappresenta un efficace strumento di protezione.

E’ da notare, inoltre, che la maggior parte dei contagi deriva da rapporti eterosessuali non protetti: le donne perlopiù vengono infettate dai proprio mariti, che hanno a loro volta contratto il virus in rapporti con prostitute.

Quanto conta la taglia? Il rapporto sulla lunghezza dei peni indiani, comunque, ha suscitato lo sdegno di molti interessati, che si sono affrettati a smentire di essere da meno, per esempio, dei rivali europei.

E ha poi scatenato il dibattito sulla stampa locale: è davvero la dimensione quella che conta? Meglio la quantità o la qualità? Medici, scienziati, commentatori di ogni sorta e semplici cittadini sono stati invitati a dire la loro.

E spicca, fra questi, la replica di una donna: “Se la lunghezza fosse davvero un grosso problema, qualcuno potrebbe spiegarmi perché la popolazione indiana è così numerosa?”.